“We can be heroes, just for one day…” cantava David Bowie nel 1977.
Tutti probabilmente ricorderete questa canzone come accompagnamento ad una delle scene più belle di Christiane F. – Wir kindern vom Bahnof Zoo (in italiano: “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino). Ricordate? Christiane e i suoi amici correvano a perdifiato attraverso le gallerie della stazione di Zoologischer Garten, incalzati dalla voce del Duca Bianco.
[che fine ha fatto Christiane? Ne ho parlato qui]
Quello che forse non sapete è che la storia descritta da una delle strofe di “Heroes” (I can remember/Standing/By the wall/And the guns/Shot above our heads/And we kissed/As though nothing could fall) si ispira alla storia di Tony Visconti, il produttore di David Bowie, che baciava la corista Antonia Maaß, all’ombra del muro di Berlino.
David Bowie, osservando questa scena dalle finestre della Control Room degli Hansa Tonstudio, decise di ricordarla in uno dei suoi pezzi più famosi, affermando però di essersela inventata per non mettere nei guai il suo produttore che all’epoca era sposato con Mary Hopkin.
Sempre nella Control Room, grazie alla posizione strategica e alla perfetta visuale sul lato Ovest del Muro, David Bowie, Brian Eno, Robert Fripp e il tecnico Edu Meyer, si divertivano a puntare il fascio di luce delle lampade sulle sentinelle, nascondendosi subito dopo.
Oggi, questa stanza storica è diventata un bar a disposizione degli artisti che registrano agli Hansa “by the wall”, il Muro ovviamente non c’è più e comunque non si vedrebbe perché un palazzo blocca la visuale. Allo stesso modo, la stanza dove Bowie aveva allestito un personale salotto “pieno di cuscini rossi”, è stata smantellata ed è diventata un ufficio.
Durante una delle travolgenti feste organizzate da Bowie in questa stanza, pare che il cantante avesse “ordinato” tre ragazze e che poi avesse detto all’amico Iggy Pop “Ti faccio un regalo: tu scegli quella che vuoi, e io mi tengo le altre due”.
Vi state chiedendo come mai conosco tutti questi aneddoti? Volete sapere come mai so che il famoso video in cui David Bowie suona nella Meistersaal degli Hansa Studio, in realtà è un clamoroso falso? Mi piacerebbe rispondervi che sono sua amica e che durante i suoi anni berlinesi, ero con lui a registrare…
La verità è che il paziente Alessio ed io abbiamo avuto l’onore di essere accompagnati da Thilo Schmied, di professione ingegnere del suono, tra i mixer e le sale di registrazione dei mitici Hansa Tonstudio che, nel corso degli anni, hanno ospitato artisti come i già citati David Bowie, Brian Eno, Robert Fripp e Iggy Pop, ma anche Depeche Mode, U2, David Byrne, Marillion, The Hives, Tangerine Dream, Nick Cave, R.E.M. – solo per nominarne alcuni.
Prima di addentrarci nella scoperta di altri retroscena curiosi ed emozionanti su questi artisti che hanno fatto la storia della musica, qualche cenno storico: gli Hansa Tonstudio, conosciuti anche come Hansa “by the wall” per la loro vicinanza al muro di Berlino dal lato Ovest, vengono fondati nel 1964 dai fratelli Meisel ma sono ospitati nell’odierna sede – un massiccio edificio costruito nel 1913 in Köthener Strasse – solo dal 1972.
Grazie alle numerose fotografie mostrate durante la visita, è possibile comprendere come fosse diverso lo scenario all’epoca: senza i grattacieli della vicina Potsdamer Platz (costruiti solo dopo il 1989), gli Hansa Studio rappresentavano un punto quasi isolato ad un passo dal muro, dal quale gli artisti potevano godere di un panorama abbastanza vasto – e per dire la verità anche piuttosto desolato – su Potsdamer Platz. Girandosi verso Est, inoltre, era possibile anche arrivare a vedere Alexander Platz (oggi praticamente invisibile tra palazzi e grattacieli).
Se da un lato, questi studi di registrazione vedevano crescere la propria fama a livello internazionale, il bar/ristorante accanto all’entrata non se la passava troppo bene: in quella posizione al margine della zona Ovest, si trovava al confine verso il nulla (l’Est) ed era, naturalmente, snobbato dalla clientela normale (ed ha cambiato diverse gestioni per questo motivo: ora si chiama Osteria Caruso).
Per fortuna, un cliente affezionato almeno c’era: durante le pause di registrazione di “Construction Time Again”, Andy Fletcher dei Depeche Mode, amava riposarsi e degustare una delle specialità di questo bar. Fletch adorava così tanto il “Toast Hawaii” che non si accontentò di mangiarne a volontà, ma utilizzò questo nome per la sua etichetta discografica fondata all’inizio degli anni ’90.
Se state pensando ad un comportamento eccessivamente eccentrico, ancora non sapete nulla di Martin Gore, un altro membro dei Depeche Mode, il quale, non solo amava cantare completamente nudo nella Meistersaal (la stessa dove Bowie registrò il singolo “Heroes”) ma proprio a Berlino aveva dato inizio alla sua mania di “vestirsi da donna”, truccarsi e dipingersi le unghie di nero, poiché rubava i vestiti alla fidanzata tedesca dell’epoca.
Vi ricordate la foto in cui i quattro componenti dei Depeche Mode sono distesi su una scalinata rossa? Potete immaginare l’emozione di trovarvi proprio sugli stessi scalini calpestati da Dave Gahan, Andy Fletcher, Martin Gore e Alan Wilder quasi trent’anni fa?
La visita si svolge in due parti: la prima, introduttiva, comprende una descrizione del contesto e dell’edificio da fuori, la seconda, più approfondita, ci porta alla scoperta della “Meistersaal” (sì, proprio quella dove Martin Gore cantava nudo) e dello “Studio uno”, dove potrete sedervi – ebbene sì signore e signori – sugli stessi divanetti dove i nostri artisti preferiti si sono riposati tra una sessione e l’altra.
Il bello delle visite guidate di Thilo -al momento l’unico modo di entrare negli Hansa Studio- è che, infatti, ci si sente davvero immersi nella storia musicale berlinese e internazionale e si respira l’autentico “artist funk” che ancora aleggia tra le sale. Niente cartelli di divieto o cordoni di sicurezza: gli Hansa Studio sono a vostra disposizione, si lasciano vivere, toccare e ascoltare… e, certo, se siete dei musicisti e siete anche molto ricchi, si lasciano anche affittare.
Al termine del tour, nello “Studio uno”, Thilo ci ha permesso di ascoltare alcuni pezzi storici, spiegandoci allo stesso tempo le funzioni base del gigantesco mixer che all’inizio degli anni ’80 rappresentava uno degli strumenti tecnologici più d’avanguardia sulla scena europea.
Certo, David Bowie e Dave Gahan non stavano cantando per davvero… ma l’emozione di essere circondati dalla storia, da quel suono forte e travolgente, e da tutta quella “puzza” di musica e di arte, ci ha fatto immaginare che gli artisti fossero davvero al di là del vetro.
Ultima perla: nella nostra piccola comitiva, come visitatore, c’era anche David J il bassista dei Bauhaus…