PRIMA
Preparare la valigia era un problema grosso. Si cominciava almeno dieci giorni prima, dopo aver redatto una lista terrificante e aver coinvolto amici&parenti (“Vi leggo la lista e poi mi dite secondo voi che cosa mi sono dimenticata”). La preparazione vera e propria necessitava della presenza di almeno un genitore -o di chi ne fa le veci- che declamava a voce alta, commentando e spuntando le varie voci.
Indipendentemente dalla durata del viaggio, il peso della valigia superava immancabilmente il limite indicato dalla compagnia aerea. Questo comportava l’apertura della stessa sul pavimento dell’aeroporto e la dolorosa cernita.
Quando ancora si poteva viaggiare con liquidi a bordo, io giravo con il beauty case portatile a tracolla. Di quelli, per intenderci, rigidi a bauletto con lo specchio incorporato (credo non li producano più). Avrei tanto voluto dei valletti.
Una volta sono andata a Padova in giornata per un esame e mi sono portata il trolley.
Per sicurezza.
OGGI
Vado via per cinque mesi, parto domenica e comincio a preparare la valigia OGGI. Ho scelto e escluso capi di abbigliamento senza dilemmi di ore e senza crisi isteriche (“Se non posso portare queste scarpe, io non parto neanche”).
Ho riempito la valigia con tutto quello che voglio portare ed è piena per META’, l’unico elemento da toeletta è un intruglio inquietante che funge da bagnoschiuma e shampoo. Oltre allo spazzolino. Comprerò lì. E NON HO un beauty case.
Mi devo preoccupare?
PS: ma quelle belle valigie con tutti gli adesivi dei paesi esistono solo nei film?