Rino, pianista, 72 anni

Ieri è morto Rino Olivo.

Il nome non vi dice niente, vero?
A dirla tutta, neanche a me.

Rino Olivo era molto famoso nella mia città di origine, ma nessuno lo conosceva per nome.
Lo chiamavano “Pantera Rosa”, “Chilometro”, “Il Camminatore”.
Rino era uno dei “matti” celebri, di un paese che di matti ne ha sempre avuti parecchi.

Ma a differenza di alcuni di loro che raccontano la loro vita a tutti quelli che incontrano, Rino era un uomo misterioso.
Non parlava, fumava sempre ed era conosciuto per le sue eterne passeggiate (da qui i suoi soprannomi). Camminava in modo un po’ ondeggiante, con un’andatura che definirei dolorosa e vissuta. Ma sicura.

Sono sicura che ad ogni Sandonatese è capitato di vedere il suo profilo gobbo sul ciglio delle strade della zona, strade lontane a volte. Sempre a piedi, sempre con la sigaretta a penzolare dalla bocca sdentata, sempre apparentemente senza meta.
Rino, la Pantera Rosa, camminava come un pazzo, senza fermarsi mai.
Lo incontravi sulla strada soleggiata mentre te ne andavi al mare, oppure sulla Treviso Mare, c’è addirittura chi dice di averlo intravisto a Padova. Lo sguardo verso il nulla che non metteva a fuoco nessuno, ma guardava solo la strada da percorrere.

Tempo fa ho letto, emozionandomi, la storia di Tonino Lepore sul blog di Alice Avallone.
Se Tonino “ha fregato” Alice, Rino ha fatto la stessa cosa con me perché solo adesso che è morto, vengo a sapere che era un pianista di eccezionale talento.

E adesso che ci penso, tutte le volte che mi sono chiesta quale fosse la sua meta e come il suo passo potesse essere allo stesso tempo dondolante e risoluto, riesco a darmi una risposta.

Rino era un artista e come molti altri insieme a lui, non aveva bisogno di dare spiegazioni.

PS: questo articolo è stato scritto ascoltando il Notturno #11 di Chopin.