Ogni volta che lascio un paese, è mia abitudine scrivere un post di commiato.
L’ho fatto con Berlino, con Parigi e anche con Barcellona e adesso che tocca a Auckland…come sempre, mi prende il solito pugno di amarezza dentro la gola.
È ora. È fatta. È deciso.
Non riesco a dire se si tratti di una lista di cose che mi mancheranno oppure semplicemente di una specie di ringraziamento nei confronti del luogo che mi ha ospitata. Non lo so e ho rinunciato a chiedermelo.
Con il passare degli anni e degli spostamenti, poi, ho iniziato a coltivare un desiderio impossibile: mi piacerebbe lasciare una mia versione in miniatura nei paesi che lascio. “Tu resta qui, raccontami, prendi nota. E poi magari un giorno passo a riprenderti”
La Nuova Zelanda è stata la terra delle prime volte, delle novità.
-la prima volta che ho messo piede nell’emisfero australe
-la prima volta, da adulta, che ho vissuto nella stessa città di mia sorella Martina (e, ragazzi, se ci siamo divertite!)
-la prima volta che ho festeggiato il Natale in maniche corte
-la prima volta che la mie estate è stata fredda e piovosa
-la prima volta che il mio compleanno è stato festeggiato in ore e luoghi diversi (ma gli anni li ho compiuti una volta sola eh!)
-la prima volta che ho scoperto qual è il lavoro dei miei sogni e finalmente ho capito che cosa voglio fare da grande!
-la prima volta, di conseguenza, che ho lavorato in una libreria
-la prima volta che ho valutato dei libri
-la prima volta che ho spiato tra le pagine di volumi di duecento anni fa, osservando le dediche e le vite degli altri
-la prima volta che ho preso il battello per andare a lavorare
-la prima volta che ho avuto il giardino…e l’orto!
-la prima volta che sono andata a cavallo
-la prima volta che ho visto le foche nel loro ambiente naturale
-la prima volta che ho fatto il bagno nell’oceano
-la prima volta che ho visto quell’oceano scontrarsi con il mare Tasmano
-la prima volta che ho visto la Via Lattea
-la prima volta che ho camminato sulla cima di un vulcano
-la prima volta che ho imparato a suonare uno strumento musicale
-la prima volta che ho nuotato vicino alla barriera corallina
-la prima (e purtroppo ultima) volta che ho assaggiato kumara e parsnip
-la prima volta che ho salutato, ricambiata, gente sconosciuta per strada
-la prima volta che ho partecipato a un trasloco di una libreria
-la prima volta che ho conosciuto una war bride (e ne ho scritto la storia)
–la prima volta che ho guidato a sinistra
-la prima volta che mi sono occupata personalmente della vendita di un’automobile (è semplicissimo qui, ecco perché)
-la prima volta che ho visto una spiaggia con la sabbia nera
-la prima volta che ho visto mille cascate riversarsi nella stessa vallata
-la prima volta che ho insegnato l’italiano giocando a rubamazzetto
-la prima volta che mi è mancata davvero l’Italia
-la prima volta che ho camminato scalza per strada
-la prima volta che ho visto una spiaggia di novanta miglia
-la prima volta che ho fatto la cameriera e la prima volta che mi sono licenziata dopo tre giorni di lavoro
-la prima volta che ho rispettato un buon proposito (ricordate? Ho finito il mio libro!)
-la prima volta che ho cantato in pubblico le canzoni di Natale (in italiano, alla cena della libreria)
-la prima volta che “solo gli stupidi non cambiano idea” è diventata la mia vera e unica massima di vita
E a proposito di cambiamento: qualche settimana fa, ho conosciuto Memè e si è trattato di uno di quei pomeriggi dai quali si esce pensierosi e scossi.
A un certo punto, lei ha detto che l’importante, quando si cambia, è esserne consapevoli. Bisogna accettare la nuova fase e esserne grati.
Secondo lei, e anche secondo me, è stupido rifiutare di cambiare ed è ancora più stupido cambiare senza rendersene conto.
Lo ammetto: la Nuova Zelanda mi ha cambiato.
Adesso non ho più paura di dire che mi sbagliavo su qualcosa. Non ho più paura di dire che ho cambiato idea. Non mi interessa niente di sembrare incoerente. Non ho più paura di dire che ho voglia di tornare in Italia e, possibilmente, di trovarmici bene e di passarci un po’ di tempo. Non ho paura a dire che qui, da lontano, ho capito che viaggiare è meraviglioso ma tornare a casa, spesso, è ancora più bello.
Spero che questo paese ventoso e sorridente si ricordi per sempre di me.
PS: la prossima tappa? Diciamo che un recente ritrovamento nella libreria, in tempi non sospetti, è stato rivelatore! See you there!