Sarà che sono il mio incubo ricorrente, sarà che oggi non si parla d’altro…fatto sta che mi sono naturalmente tornati in mente i miei esami di maturità.
Sono passati dieci anni e io mi ricordo ancora com’ero vestita.
Mi ricordo un tema su Quasimodo (probabilmente il più appassionato mai scritto in cinque anni di liceo), notti insonni, tante tante tante TANTE sigarette, una versione “da bere” di Cicerone sull’amicizia (forse fin troppo facile per i miei gusti di allora).
Mi ricordo della spaventosa terza prova: inglese (liscio), filosofia (liscissima)…GRECO (letteratura: liscia, traduzione di Edipo Re: sono nei guai) e FISICA (vabè, mi ritiro allora).
Mi ricordo i bigliettini nascosti nel reggiseno e nelle scarpe (che naturalmente non sono riuscita ad utilizzare…faceva talmente caldo che a un certo punto erano addirittura illeggibili), mi ricordo la compagna secchiona che si rifiutava di suggerire fingendo di non sapere (è da allora che ti auguro il peggio, sappilo).
Mi ricordo la lettera estratta per gli orali (la I), e mi ricordo che mentre tutti i miei compagni andavano al mare a festeggiare, io trascorrevo il giorno del mio compleanno a studiare l’Edipo Re (eh…per gli scritti non avevo fatto a tempo!). Mi ricordo però che i miei migliori amici (Riki e la Skizzo) erano venuti a trovarmi con un mazzo enorme di fiori e il gelato con le candeline…e io avevo declamato l’Edipo Re finché mi avevano strappato il libro dalle mani.
Mi ricordo che agli orali ero agitata e non volevo nessuno ad assistere e che, dopo la tesina (sulla luna), mi sono girata e ho visto 20 persone.
Chi era stato interrogato prima di me era -diciamo- mooolto pacato (scusa Ale!) ed io avevo fatto uno show adrenalinico di 40 minuti, divertendomi e facendo divertire tutti moltissimo, del tipo:
Prof. di Greco: “Giulia, quanti erano gli epigrammi di Teocrito?”
Giulia: “Ehhhmm….TANTI!”
Mi ricordo che nelle slides della mia tesina avevo accidentalmente scritto “bosco di PENI” anziché “bosco di PINI” (era un testo di Marinetti) e che me ne ero accorta solo la sera prima, quando ormai era troppo tardi. E se ne erano accorti anche i professori che, pare, lo stanno ancora raccontando.
Mi ricordo che alla fine tutti mi avevano fatto gli auguri perché sapevano che era il mio compleanno e che alla fine avevo festeggiato (sempre con Riki e la Skizzo) alla Luna Nuova, offrendo tramezzini.
Non ho mai più studiato tanto come per la maturità, ho pianto e scalpitato, però mi ricordo quei giorni quasi con gli occhi lucidi.
Era bello, eravamo tutti solidali (tranne la secchiona puttana, che tu sia maledetta per l’eternità), i nostri cellulari non andavano in internet e comunque avevamo così tanta paura che ci annullassero l’esame, che li avevamo diligentemente consegnati alla bidella.
Bei tempi. Sono passati già dieci anni.
Eppure ogni volta che escono le nuove tracce, io sento un salto in gola come allora.