Esistono luoghi che sembrano ritagliati da una dimensione magica e immobile: che io ne sia terribilmente affascinata ve l’ho detto e ridetto. Appena posso, sollevo il lembo del pesante sipario che li nasconde e, quasi di soppiatto, parto alla scoperta: il Cimitero di San Michele (che ho visitato nel 2013) è ospitato nell’omonima isoletta a un centinaio di metri al largo nella laguna veneta. Un esemplare assolutamente unico nel suo genere.
Se ricordate qualche nozione di storia, subito sarete in grado di collocare la genesi di questo cimitero ai tempi dell’editto napoleonico di Saint Cloud che relegava le sepolture al di fuori dei centri cittadini, per questioni igieniche e… olfattive. Nella laguna veneziana, rispettare queste leggi è stato relativamente facile: quale luogo migliore di un bacino disseminato di isole e isolette per costruire un camposanto in un posto remoto e lontano dalle case? Detto fatto: se camminate lungo le Fondamente Nove, potrete vedere perfettamente il muro di cinta di mattoni rossi e le punte dei cipressi che delimitano l’isola.
Come raggiungere il cimitero, a questo punto? A meno di non tornare indietro nel tempo e di non percorrere il lungo ponte che univa Venezia all’isoletta di San Michele fino a circa la metà del secolo scorso, è necessario prendere il vaporetto e, ahimè, a pagare il costosissimo biglietto. Se 8€ (queste le tariffe di due anni fa) per una fermata vi sembrano decisamente troppi, adottate la mia filosofia e fate finta di pagare l’ingresso di un museo. Dopotutto il cimitero è gratuito e vi assicuro che i vostri saranno soldi ben spesi.
Recatevi alla banchina delle Fondamente Nove, acquistate il biglietto e aspettate che passino i vaporetti delle linee 4.1 oppure 4.2. Scendete alla prima fermata e recatevi subito nel piccolo ufficio a sinistra dell’ingresso del cimitero, dove potrete ricevere una mappa non molto precisa ma davvero utile per individuare le tombe dei personaggi illustri che riposano a San Michele.
La prima cosa da sapere è che si tratta di un cimitero pluriconfessionale, e cioè che ospita defunti appartenenti a diverse religioni, suddividendoli in vari reparti. Attraversare le zone cattolica, evangelica, ortodossa e istraelitica, equivarrà a compiere uno strano viaggio dove ogni scenario è completamente diverso da quello precedente.
Appena entrati, verrete accolti dalla decadenza delle sepolture cattoliche, ricche di statue e di lapidi prolisse che raccontano vita, morte (è il caso di dirlo) e miracoli del caro estinto. Se volgete lo sguardo a sinistra, superato il muretto con i busti e le statue religiose, potrete individuare il primo personaggio famoso del San Michele: sto parlando di Christian Doppler, il fisico che al liceo ci ha fatto prestare più attenzione alla sirena delle ambulanze.
Esplorate tutta la zona cattolica addentrandovi nei chiostri silenziosi e deserti e dirigetevi verso la prossima sezione. Il cartello all’ingresso è molto chiaro ma, onestamente, ci si accorgerebbe comunque di essere passati in un ambiente totalmente differente. Niente più statue piangenti e crocifissi, ma un cimitero quasi asettico. Non dimenticate di deviare verso la parte ad emiciclo dedicata ai bambini e di leggere alcune lapidi: quasi tutte parlano di un crudele morbo che ha strappato il figlio ai genitori, alcune mostrano anche le fotografie sbiadite dei piccoli con i loro vestiti antiquati. Davvero impressionante.
Proseguite verso il recinto successivo: qui, in stato di quasi totale abbandono, riposano i resti di parecchi stranieri che hanno scelto Venezia come loro ultima dimora, nonché di alcuni personaggi che hanno segnato il panorama artistico e letterario internazionale. Sto parlando di Emilio Vedova, Ezra Pound e Olga Rudge, Igor e Vera Stravinskij, Sergej Djagilev e Helenio Herrera.
Le loro ultime dimore sono racchiuse nella stessa zona e si trovano tutte nello stesso identico stato di triste decadenza. Pochi fiori secchi lasciati dagli ammiratori di passaggio, qualche feticcio (sulla tomba di Djagilev si trovavano, al momento della mia visita, delle scarpette da ballo rosa, stinte dal tempo e dalla dimenticanza), ma in generale l’atmosfera è quella di un ricordo debole che si sbiadisce ulteriormente con il trascorrere degli anni.
La sepoltura di Stravinskij, tanto per fare un esempio, è finemente decorata con inserti di vetro blu e verde…ma è tutto così sporco e trasandato che non si riesce a vedere quasi nulla.
E se, da un lato, le tombe di questi personaggi non hanno il trattamento che meritano, nel resto del recinto rimarrete stupiti perché ne troverete alcune completamente sfondate, colpite dalla prepotenza implacabile delle intemperie.
L’abbandono, tuttavia, e la sensazione che quelle sepolture siano state dimenticate, hanno contribuito ad aumentare il fascino del camposanto, rendendo la mia visita ancora più speciale.
Il cimitero era deserto quando ho deciso di esplorarlo: il sole di mezzogiorno proiettava ombre nere e dense dietro ai monumenti e alle croci e evidenziava le ragnatele e la polvere abbondanti tra le tombe. Inoltre, ve lo ricordo, questa necropoli si trova in mezzo alla laguna veneziana, dove il rumore del traffico (nautico in questo caso) arriva a malapena. Mi sono quindi trovata immersa in un’atmosfera immobile, bollente e irreale che per qualche ora mi ha trasportato in un quadro di De Chirico.
Se volete continuare degnamente la visita e vi accontentate anche di tombe non famose, vi consigliamo di dare un’occhiata al cimitero militare e soprattutto di cercare una tomba particolarmente commovente ai margini della zona ortodossa. Non voglio svelarvi la collocazione precisa, è bello scoprirla ed emozionarsi come è successo a me.
Concludete la gita, recandovi nel lato del cimitero che si affaccia su Venezia: attraverso le grate di ferro battuto, potrete vedere la magica città lagunare da un punto di osservazione inedito e vi renderete conto che un cimitero del genere non poteva essere costruito in nessun altro luogo nel mondo.
Se siete appassionati di necropoli e monumenti funerari e non vi stancate mai delle mie esplorazioni, andate qui e qui e leggete tutti i miei resoconti (scusate, sono stati taggati orrendamente ma l’ordine non è proprio il mio forte!)
Infine, per quanto riguarda il cimitero di San Michele appena descritto, vi consiglio come lettura preparatrice “Passeggiate nei prati dell’eternità” di Valeria Paniccia, dove -oltre a quelle che vi ho descritto- vengono indicate altre tombe di personaggi che hanno creato e alimentato la fama di Venezia nel mondo.
Una prima versione di questo articolo è stata pubblicata dalla sottoscritta nel magazine Nuok nel 2013