Ieri sera ho iniziato un corso di Swing, più precisamente di Lindy Hop, che -cito Wikipedia- “è un ballo swing afroamericano nato ad Harlem, New York, negli anni Venti – Trenta del secolo scorso, in un’epoca immediatamente precedente al periodo della Grande Depressione, la crisi economica e sociale di enormi dimensioni scoppiata con il crollo di Wall Street del 24 ottobre 1929”
Sì, è una figata.
Appena entrata nella sala da ballo, mi sono resa conto che l’80% delle persone presenti era vestito “a tono”, in vaga ispirazione anni’30: bretelle, scarpe da tip-tap (tipo), vestiti vintage e coppole. Il restante 20% era vestito in modo assolutamente normale.
Poi c’ero io.
Indossavo dei fuseaux da ginnastica e un cardigan che -mi sono accorta dopo- aveva un buco sul gomito.
Vi ricordate il disagio di Baby (“Dirty Dancing”) quando doveva trasportare le angurie nella sala dove ballava il fichissimo Patrick Swayze?
Ecco, più o meno.
Il disagio di Baby
Naturalmente, fuseaux a parte, sono già la più brava della classe e il mio triple step è favoloso. La musica del Lindy Hop tra l’altro mi ricorda tantissimo Tom & Jerry quindi mi sento proprio nel mio.
Se riesco a superare la barriera del contatto forzato con mani e schiene sudate, sono a posto.