Da sempre, febbraio è un mese che mi piace.
Prima di tutto, è breve: passa via così e, senza neanche accorgertene, sei in marzo e la primavera è vicina.
Febbraio, inoltre, ha un bellissimo colore. Vi ricordate che, per me, tutte le cose -i nomi, le lettere, i numeri- hanno un colore, vero? Giulia è indubitabilmente giallo (e di che altro colore poteva essere?), la Nuova Zelanda è arancione e verde, Parigi è grigia e New York nera…e così via.
E febbraio? Febbraio è bellissimo perché è viola scuro e si mischia con il colore del cielo durante i mesi freddi: viola e bianco. Dopo il mio amato giallo, i colori che mi piacciono di più.
E poi, febbraio è il mese che cambia quando l’anno è bisestile. Non è bellissimo? Cioè, se il mio giorno di nascita non fosse perfetto in quanto alla precisa metà dell’anno, io mi cambierei i documenti per essere nata il 29 febbraio. Davvero.
Adesso, però, è tutto diverso: febbraio non esclama a gran voce che il freddo sta finendo, ma il contrario. E non si mischia più al ghiaccio e ai colori freddi, ma all’arancione e al lilla dei tramonti. Combinazioni che imparerò ad apprezzare.
Quest’anno, febbraio è iniziato con un cielo stellato talmente bello che pensavo fosse finto, come la carta che si mette dietro al presepe. C’era la via lattea. Si vedeva. Vi rendete conto? Io pensavo che la via lattea fosse teorica, una cosa da studiare sui libri, tipo gli anelli di Saturno che ci sono ma tu mica li puoi davvero vedere se non hai un telescopio da paura. E invece lei era lì.
E febbraio è anche portatore di tantissimi progetti. Forse mi sto preparando ad occupare il tempo in vista dell’inverno che qui mi dicono essere piovoso come non mai?
Andiamo con ordine:
-prima di tutto, ho trovato un altro lavoro! Non “un altro” nel senso che lascio la libreria, figuriamoci. Fare la libraia è il lavoro che voglio fare da grande, l’ho capito.
Sto parlando di un lavoro in più: da domani, infatti, ogni sera vestirò i panni -bianchi e neri- della cameriera in un ristorante italiano qui vicino! Vi aggiornerò sugli sviluppi 🙂
Intanto, ciao dalla libreria più bella del mondo.
-e a proposito…se avete voglia di leggere le mie avventure in libreria, sintonizzatevi sul meraviglioso blog della mia amica Camilla. Tra qualche giorno sarete accontentati!
-come molti di voi forse hanno capito dalle foto che pubblico nella mia pagina facebook (mettere like, subito!), ho iniziato a suonare l’ukulele! Credetemi, è uno strumento facilissimo e intuitivo e dà un sacco di soddisfazioni! Dopo una sola settimana di prove (grazie ai numerosissimi video che si trovano su youtube), ho già imparato cinque canzoni: il problema è che riesco a suonarle e cantarle bene solo quando sono da sola, perché mi vergogno. Questo significa che quando “mi esibisco”faccio pena, e nessuno mi crede. Il paziente Alessio, tuttavia, può confermare che mi sto impegnando molto.
(la seconda foto testimonia il mio volontario isolamento mentre suono e canto)
-ho ricominciato a scrivere il mio “famoso” libro! Ricordate? Era uno dei buoni propositi per il 2014. Un capitolo al giorno, senza esagerare: procedo lenta ma inesorabile, prendendo a piene mani da storie di vita vissuta. Vi dico solo che, al momento, uno dei miei protagonisti si trova a Berlino e sta per essere processato per bigamia. Ciao, bisnonno Marino…e grazie!
-…e ne sto progettando un altro! Tutto è ancora in fase embrionale ma vi assicuro che è una storia -vera- avvincente e appassionante che è iniziata in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale…e sta continuando qui in Nuova Zelanda! Frequento assiduamente le biblioteche di Auckland, dove mi sto riempiendo di materiale di studio. Sì, in storia spesso faccio cilecca ed è bene che mi documenti un po’ prima di fare una figuraccia davanti alla protagonista dell’incredibile avventura che voglio scrivere. Non vedo l’ora di iniziare!
–Bookstee è quasi pronto! Siamo in attesa delle ultime etichette e poi potrete tutti ordinare le vostre magliette personalizzate! Non sono bellissime? Dai, su, iniziate a pensare ai vostri libri preferiti!
-non aprirò un laboratorio di sartoria ma, tanto per gradire, ho imparato a cucire semplici gonne (questa qui sopra -assieme alla Bookstee) è il primo tentativo, ma c’è un grosso margine di miglioramento). Dato che non riesco mai a trovare i vestiti che mi piacciono, mi sono detta che dovevo arrangiarmi. Ovviamente, non avendo una macchina da cucire, ho fatto tutto a mano impiegandoci ORE: questo significa che, prima di confezionare un’altra gonna, dovrò ritrovare un bel po’ di motivazione. Il modello che ho scelto, tuttavia, è davvero semplice e, con gli strumenti giusti, penso che in un’ora si possa fare tutto senza problemi.
Per ora, mi limito ad intrecciare braccialetti dell’amicizia: ne sto facendo decine e decine.
Fare nodi mi rilassa.
Se passate di qua, ve ne regalo un po’ perché non so più dove metterli.
-e per tornare ai libri, fa sempre tantissimo piacere sapere che -dopo quattro anni e dopo che le copie sono esaurite da un bel po’- c’è ancora gente che vorrebbe leggere il mio libro su Mario Rorato. La sorpresa, questa volta, è arrivata da un gruppo di Facebook che, ricordando vari aneddoti su San Donà di Piave, ha menzionato anche il triste episodio del 1970, chiedendo in che modo ci si potesse procurare una copia del libro. Ho già scritto a loro e lo riscrivo qui: il libro, purtroppoperfortuna, è praticamente esaurito, ma se vi accontentate di una copia digitale in .pdf da leggere sul computer (agh) o da stampare (meglio), la potete scaricare gratuitamente a questo link.
Se, invece, siete dei puristi della carta (e vi capirei perché il libro è graficamente molto bello e pieno di immagini…grazie ancora a Valentina per tutto l’aiuto!), penso che possiate trovarne una copia alla biblioteca comunale.
La copia digitale che vi offro, purtroppo, non funziona sul Kindle…mi riprometto sempre di farne un ebook serio ma sono davvero molto pigra. Se qualcuno si offre volontario, riceverà braccialetti dell’amicizia, gonne cucite male e strimpellate di ukulele a vita!
Tanta roba sul fuoco, eh?
…la Nuova Zelanda mi mette energia! Se ne avessi avuta metà di quella che ho adesso mentre abitavo a Berlino, probabilmente sarei riuscita anche a imparare il tedesco. Volete sapere un segreto? Secondo me è perché non trascorro dieci ore da zombie di fronte al computer e faccio lavori che mi stancano fisicamente e non mentalmente.
E comunque, no, il tedesco non l’avrei ugualmente imparato.