Mi sono stufata di chiamarla “lista del venerdì”.
Forse mi sono stufata anche della lista del venerdì.
Sono volubile come il sacchetto di plastica che svolazzava nel vento in “American Beauty”.
Se “lista del venerdì” come nome era piuttosto banale, ho deciso di sceglierne uno ancora più prevedibile: questa canzone, però, mi piace tanto, soprattutto quando parla male del lunedì. E poi vorrei avere i capelli come Robert Smith, quindi direi che siamo proprio allineati al 100%.
Oh ma che bella camicia indossa, tra l’altro?
E a proposito di camicie e quindi di vestiti.
Nel corso di questa settimana, ho deciso due cose (e sono le due cose che creano la mia lista della settimana):
1) Pochi ma buoni: basta vestitacci di cotone scadente di H&M. Li lavi due volte e si rovinano;
2) Riciclare: un vestito non mi piace più? Posso regalarlo a qualcuno oppure, ancora più divertente, reinventarlo?
La prima idea mi è venuta quando ho fatto il cambio degli armadi e sono rimasta sommersa di magliette che avevo scordato di avere, quasi tutte sformate o rimpicciolite.
Tranne due: una Lacoste che mio papà mi aveva portato da Parigi quando avevo dieci anni e una t-shirt nera Petit Bateau che è rimasta perfetta anche nel colore: nera nera come se l’avessi comprata ieri.
Ho quindi deciso di selezionare: comprerò meno e investirò un po’ di più per cose di valore. Dovendo spendere di più, tra l’altro, ci penserò molto meglio prima di acquistare d’impulso.
Siamo arrivati proprio dove volevo arrivare.
Ho saccheggiato mari e monti alla ricerca di un vestito con i fenicotteri che fosse degno del suo nome. Su un sito (Etsy!) che vende abbigliamento (e accessori, oggettistica, scarpe, di tutto) rigorosamente fatto a mano o vintage, ho comprato anche un regalo a Alessio.
Eccoli lì, i nostri acquisti, belli fiammanti.
Il mio vestito è nuovo e fatto a mano da una ragazza che l’ha cucito apposta per me. Quasi un pezzo unico.
La giacca di Alessio, invece, è vintage originale degli anni ’70.
Ma andiamo avanti e passiamo al secondo punto della lista: riciclare.
Perché buttare via un vestito se può diventare qualcos’altro? No, non sto parlando di orribili pantaloni trasformati in minigonne.
Ho questo giubbino di jeans che ha fatto la storia. L’ho comprato a diecimila lire (eh sì, è già vintage anche lui!) in un grande magazzino della mia città ed è stato uno dei migliori acquisti della vita.
Malgrado il prezzo (in realtà era in super super saldo perché era l’ultimo), la qualità è ottima e il mio giubbino mi ha accompagnato per tutti questi anni in giro per il mondo.
Oggi mi piace un po’ meno: anche lui ha fatto il suo tempo.
Ecco perché ho deciso che deve diventare ALTRO: taglierò le maniche in modo da farlo diventare un gilet e lo riempirò di toppe (avete capito quali vero?).
Solo che, siccome non mi accontento di quello che trovo nelle mercerie, ho saccheggiato un altro sito e mi sono comprata un sacco di toppe originali degli anni ’60.
Eccone una. Sono già folle d’amore per il mio gilet che ancora non esiste.