Sì, ancora Scerbanenco, sempre lui.
E cosa vi devo dire: se trovo qualcosa che mi piace, io vado fino in fondo.
Tra l’altro, questo libro ha fatto un percorso curioso per arrivare in cima alla pila che traballa sul mio comodino.
Io, che quando si parla di libri divento romantica, credo che esista una sorta di predestinazione: pensate ad esempio a “I misteri di Alleghe”, regalo di un Babbo Natale misterioso che, senza saperlo, ha beccato alla perfezione i miei gusti e -soprattutto- i miei desideri di quel momento. Favoloso, no?
Anche “Europa molto amore” ce l’ha messa tutta per farsi leggere.
Mio cugino Michele, che vive in Lussemburgo, un giorno decide di entrare in uno di quei bar dove ci si possono scambiare i libri. Avete capito? Quelli dove è possibile portarsi a casa un libro purché se ne lasci un altro in eredità. Insomma, succede che in questo bar lussemburghese ci sia un solo libro italiano a disposizione.
Eh sì, proprio lui.
Michele decide di prenderlo (ne avrà lasciato uno in cambio o se lo sarà fregato come faccio sempre io?) e lo legge. Dopo qualche mese, organizza una piccola trasferta a Berlino per una conferenza a cui deve partecipare, si ricorda che mi piace Scerbanenco e decide di portarmelo.
Michele, che all’epoca non conosceva la mia passione per Scerbanenco e soprattutto non sapeva che avrebbe trascorso un paio di giorni a Berlino, trova, in LUSSEMBURGO, UN libro italiano. Un libro di Scerbanenco.
Mi seguite?
E non è ancora finita: sapete dove è, in parte, ambientato questo libro?
Bravi, proprio a Berlino.
Se qualcuno ha coraggio di dire che si tratta di coincidenze, quella è la porta.
Quasi dimenticavo.
Se mi è piaciuto? Ehm, qui stiamo parlando di Scerbanenco che -non so se si è capito- per me è una garanzia.
Ci sono queste due bellissime ragazze, una bionda italiana e una mora tedesca (“una fredda berlinese”) che per sbaglio uccidono un signore che “gentilmente” ha dato loro un passaggio in macchina. Sì, ovvio che non aveva buone intenzioni. Come lo uccidono? Con una borsettata.
Decidono allora di scappare. Il problema è che sono in Francia. E che questo signore ha nascosto i loro documenti.
Vorrei tanto dirvi come finisce. No eh?
Vi dico solo che a un certo punto conoscono un colonnello russo di stanza a Berlino Est…e che accettano di aiutarlo a fare un paio di cose. BASTA BASTA, ok!
Vi lascio con le mie solite frasi sottolineate:
Il ragazzone le fece salire dietro, lui sedette davanti, al volante c’era già qualcuno, un militare sovietico, alla luce viva di una vetrina Barbara distinse i gradi: un sottufficiale. Dopo un giro un po’ complicato, fatto evidentemente per non passare per le vie centrali, capirono dove andavano: all’angolo della Friedrichstrasse con la Zimmerstrasse, quattro potenti riflettori illuminavano l’accesso più importante a Berlino Est, quello aperto nel Muro giorno e notte.
Non avevano più paura, adesso. Oltre a un certo limite non si ha più paura, e non si è più niente, si attende soltanto, qualunque cosa, e ogni minuto in più che trascorre è un minuto in più di vita che si è vissuta.
Aprì un momento gli occhi, vide Ornella seduta vicino alla finestra, che ascoltava l’orchestra dell’albergo, il viso bianco, alla luce elettrica, gli occhi nerissimi, come se si fosse truccata stile 1930, e non era truccata, era semplicemente infelice.
PS: di Scerbanenco ho letto “Venere privata”, “Racconti neri” e “Milano Calibro 9”