Stamattina, mentre facevo colazione, ho finito di leggere “Cimiteri. Storie di rimpianti e di follie” di Giuseppe Marcenaro, il mio secondo esperimento nell’avventura Amazon.
I cimiteri mi piacciono, tanto. Mi piacciono se sono decadenti, mi piacciono se sono pieni di tombe quasi accavallate una sopra l’altra e mi piacciono ancora di più se le lapidi sono grandi e raccontano in latino, o in qualsiasi altra lingua, la storia dell’abitante di un paio di metri sotto. Mi piace calcolare l’età dei cari estinti, mi piace scoprire se sono nati in estate o primavera e capire se il giorno della loro morte avevano già compiuto gli anni. Quando vado a visitare una città nuova, mi informo immediatamente sulla presenza del più vecchio camposanto a disposizione e ci vado a fare una passeggiata: cerco eventuali ospiti celebri e mi chiedo che cosa avrebbero detto gli inquilini del posto accanto se avessero saputo dove avrebbero trascorso il resto dell’eternità. I cimiteri mi impressionano molto, anche. Vi è mai capitato di visitare Père Lachaise e di trovarvi di fronte a tombe sfondate con bare quasi in bella vista, oppure oscuri sepolcri con le loro porticine di ferro accostate? Che paura, vero?
Ma torniamo al nostro libro. Credo che Marcenaro sia stato spinto, nella sua analisi, dallo stesso identico sentimento che anima anche la mia curiosità: una fottuta paura di tutto ciò che riguarda cadaveri, morte, fantasmi, zombie e quant’altro. Ecco perché il buon Marcenaro, di base, mi è molto simpatico.
Il suo libro, un po’ costosetto (io l’ho pagato 18€), è molto interessante, anche se la parte fotografica che avrebbe potuto nutrire la mia malata morbosità è davvero scadente. Forse a causa di una vecchia edizione ristampata, le foto sono minuscole, in bianco e nero e molto molto sgranate…ora, non chiedevo la salma nei minimi particolari, ma neanche una chiazza grigia da giornale del 1975 in microfilm!
“Cimiteri” è suddiviso in vari capitoli, ognuno dei quali dedicato ad una differente storia: abbiamo la scenografica morte del tremendo Rasputin (non ne voleva proprio sapere), il cimitero napoletano delle 366 buche e l’insospettabile tenerezza materna di Calamity Jane. E ancora le volontà non rispettate dell’eroe dei due mondi, il misterioso personaggio che visita la tomba di Edgar Allan Poe nella notte dell’anniversario della sua morte e il sarcofago a “matrioska” di Napoleone Bonaparte. Si parla di personaggi illustri, signori nessuno, fosse comuni, ossa senza nome e reliquie di dubbio gusto (pare che da qualche parte sia custodito un pezzo molto “intimo”-e pare anche piuttosto piccolo- di Napoleone).
Sembra tutto molto interessante, vero? Infatti lo è. Eppure, inspiegabilmente, alcuni capitoli catturano magneticamente l’attenzione del lettore, altri sono di una noia…mortale, appunto. Sarà per l’abuso di alcuni termini decisamente desueti della lingua italiana che a volte rendono il testo un po’ pesante e macchinoso?
Ma non spaventatevi: io sono una criticona. Il libro di Marcenaro è stupefacente, arguto e decadente al punto giusto. “Cimiteri” è adatto a chi è curioso e avido di particolari ed è interessato anche al gossip d’altri tempi. Se siete così, allora invidierete a morte (sempre a proposito) l’autore. Perché? Potete immaginare quante ore avrà trascorso tra archivi fotografici, vecchi certificati, ed antiche edizioni di libri e giornali? Non vorreste essere lui?
Beh, io sì. Ecco perché, peccando di presunzione, questo libro potrei averlo scritto io.
VOTO: si può quasi sentire la puzza di fiori marci. Mi è piaciuto.