Buoni propositi per il 2013? Forse.

Alla fine di ogni anno, a me prende la malinconia.

Non si tratta di malinconia per propositi non eseguiti, persone non incontrate o dimenticate, non si tratta di rimpianti o ripensamenti. No, niente di tutto ciò.
Mi dispiace finire l’anno perché mi sembra quasi che un amico che mi ha tenuto compagnia per 356 giorni, adesso semplicemente se ne vada.
E vogliamo poi parlare di quanto siete ingrati voi a festeggiare l’arrivo di quello nuovo, dimenticandovi completamente di quell’altro -fedele e rassicurante- che vi guarda da un angolo un po’ triste e un po’ vecchio, con la sua valigia di ricordi e i minuti contati, pronto ad uscire senza farsi notare?
Siete proprio delle brutte persone.

A me dispiace che finisca, ecco. Ci si stava bene e adesso BUM, si ricomincia tutto dall’inizio.

Sono diffidente, devo prima osservare un po’ da lontano questo 2013 per capire se mi andrà a genio oppure no…ma sono piena di pregiudizi. Come mai? Fate un paio di conti e chiedetevi se è a causa di un certo compleanno (tondo tondo) che arriva alla fine di giugno. Chiedetevelo e poi dimenticatevene. Subito.

Torniamo a noi e allo scopo principale di questo post. Onestamente? Mi sono così intristita a pensare al 2012 che se n’è andato e non mi ha più dato notizie, che non mi ricordo più di cosa volevo parlare all’inizio.

Ah sì, i buoni propositi.
Devono essere buoni propositi fattibili e maturi. Compio 30 anni eh. Trenta. TRENTA. Oddio, l’ho detto.

1) Mettere via dei soldi e poi spenderli tutti insieme per andare un mese in Nuova Zelanda.
In altre parole: RISPARMIARE. Parola che proprio non riesco a trovare nel vocabolario. Io sono Paperino, non zio Paperone. Io sono la cicala che canta e cazzeggia per tutta l’estate, si trova all’ultimo momento nella merda e deve chiedere aiuto a quella bisbetica della formica. Antipatica saputella.
Io non vedo obiettivi a lungo termine, non ce la faccio.
Questo sì che è un propositone da persona adulta e responsabile (e poi vogliamo mettere la soddisfazione dell’eventuale risultato finale?)

2) Ammettere finalmente che non imparerò mai il tedesco.
Sono idiota, ho studiato troppo, non c’è più spazio, non lo so. Ma non lo imparerò mai. Ecco, l’ho detto e mi sono tolta un peso. ICH SPRECHE KEIN DEUTSCH! Capito? Niente, sciurigumm, non capisco una parola!
E no, non è vero che “ich studiere”, è una BUGIA. Capito? Non studio perché sono svogliata e pigra. Ohlà.

3) Essere più easy.
Easy nel senso di tranquilla, che tradotto meglio nel vocabolario depentoresco significa “incazzarsi di meno”.
Basta. Mi verranno le rughe.
Devo perdere meno tempo dietro a gente poco valida. Devo semplicemente “lasciar andare” e ignorare chi non mi piace. Non ho detto che diventerò “nostra signora della tolleranza”, eh. Diciamo che cercherò di limitarmi al 20% delle provocazioni che lancio adesso. Facciamo 30% dai.
E per quanto riguarda questo blog, proverò a parlare quasi esclusivamente di quello che mi piace, ignorando -appunto- ciò che ritengo stupido o poco meritevole.
Mi chiameranno Giulia, la donna dall’aplomb d’acciaio.
(Di questo proposito sarà particolarmente felice il paziente Alessio)

Da cosa nasce questa idea di amore per il prossimo? Semplice.
Generalmente, quando ricevo delle opinioni sul mio carattere, tutti mi dicono che sì, sono una tremenda rompiballe, ma aggiungono anche che ho un’incredibile attitudine positiva e che contagio gli altri con il mio entusiasmo. Ah sì, di solito mi fanno anche molti complimenti per il mio sorriso scintillante e per il mio ottimismo.

Ma chi? IO?

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Pare proprio di sì.
La prima volta, mi sono detta che si sbagliavano, la seconda che non mi conoscevano abbastanza, la terza mi sono incazzata, la quarta mi è venuto il dubbio, la quinta ci ho pensato su (e poi basta, non ve le elenco tutte)
Sotto questa scorza di sarcasmo si nasconde un nucleo di morbide caramelle? C’è un po’ di Gianni Morandi anche in me? L’ottimismo è il profumo della vita? Dove sono i miei unicorni e i miei arcobaleni?

Chissà. Forse vale la pena fare un tentativo.
Già stamattina sorridevo a tutti quelli in tram assieme a me.
E NON È MICA COSA DA POCO.

Perché sono grata al 2012? Perché mi dispiace lasciarlo andare?
Non vi bastano questi propositi straordinariamente maturi? Il 2012 mi ha fatto diventare più vecchia, ecco la verità.
Per la prima volta, sento la mia proverbiale impulsività frenata da un po’ di saggezza (poco poco, come diceva la nostra amica Kaori).
E se invecchiare significa capire che cosa è importante per davvero, beh, non mi dispiace affatto.

Adesso però torno fuori a giocare.

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