I miei libri del 2013

I miei libri del 2013

È passato quasi un mese dall’ultimo post e me ne rendo conto solo ora! Sono stata risucchiata in un vortice spazio-temporale? Sto semplicemente invecchiando e mi dimentico le cose? Diamo per più probabile la seconda e andiamo avanti.
Considerando più o meno impossibile raccontarvi per filo e per segno tutte le mie scorribande di questi ultimi trenta giorni, lascio perdere direttamente. Tanto se mi seguite in Facebook o Instagram o whatever, siete sempre più o meno aggiornati su quello che faccio.
E se non mi seguite? Seguitemi, scellerati! Forza! E mettete anche un like su Bookstee: ci stiamo ancora lavorando ma se siete amanti dei libri, non potete proprio farne a meno! (nei prossimi giorni cercherò di parlarvene con calma)

Torniamo a noi.
Malgrado il clima, anche qui sta arrivando il Natale.
A me il Natale non fa impazzire, lo sapete (un paio di testimonianze):

Schermata 2013-12-09 a 10.49.32

Schermata 2013-12-09 a 10.54.14

…ma qui è talmente diverso che quasi mi piace.
Quasi. Senza esagerare.
Forse mi dà meno fastidio perché in realtà ho capito che qui è possibile anche ignorarlo e farlo passare senza grosse cerimonie? Mah. La verità è che ogni tanto ho delle fitte di nostalgia per Berlino e la sua atmosfera. Così. Mai e poi mai trascorrerei un altro inverno buio, lungo e gelido come gli ultimi tre, però un paio di giorni di neve e cioccolate calde, quelli sì. Qui è più da infradito e cocktail in spiaggia, ma gli abeti li vendono lo stesso, ci sono Babbo Natale, le renne, i fiocchi di neve dipinti sulle vetrine…è strano forte.

Che poi, volete sapere un segreto?
Ovviamente sapevo che nell’emisfero australe le stagioni erano invertite, ma pensavo che i nomi rimanessero uguali. Per spiegarmi meglio, pensavo che per loro l’inverno fosse la stagione calda e l’estate quella fredda. E invece, sono invertiti anche i nomi. Quindi adesso siamo in estate e io pensavo che si chiamasse inverno comunque. Non so se avete capito ma quando io l’ho realizzato, sono rimasta  muta per venti minuti a pensare alla macchinosità della vita.

Detto ciò, come sempre ho perso il filo e ho iniziato a parlarvi degli affari miei, quando in realtà lo scopo di questo post era di darvi una bella lista di libri da regalare a Natale e non solo! Come quella del 2012 e del 2011! Siete contenti? 
Dovreste: questi sono i libri che hanno segnato il mio 2013, l’anno della vera scoperta della letteratura americana. Per me, questo è stato un anno importante e travolgente, così come lo sono stati i libri che mi hanno accompagnato.
Pronti via allora! (ve li metto in ordine inverso, cioè a partire dall’ultimo che ho letto)

La banda dei brocchi di Jonathan Coe
Jonathan Coe non ha certo bisogno di presentazioni. Tra l’altro l’ho anche visto a Berlino 🙂
Questo libro è particolarmente significativo perché l’ho iniziato in Italia e l’ho finito in Nuova Zelanda.

Dentro il labirinto di Andrea Camilleri
Di solito Camilleri non mi piace, lo ammetto. Questo libro, invece, l’ho divorato perché si tratta un’indagine postuma sulla morte misteriosa dell’intellettuale Edoardo Persico, avvenuta nel 1936. Cioè Camilleri prende davvero i documenti e i referti dell’epoca e prova lui a dare una spiegazione a un decesso risolto troppo facilmente. Questo libro me l’ha consigliato Maurizio, mio zio. Sì, io i miei zii li chiamo solo per nome ma questa è un’altra storia.

Antologia di Spoon River  di Edgar Lee Masters
Un libro da aggiungere allo scaffale d’oro immediatamente. E l’ho letto troppo tardi, lo so.
Questo libro, inoltre, fa parte del mio famoso progetto di leggere un libro per ogni stato americano, ricordate? Non l’ho abbandonato ma anche le mie letture, come i miei discorsi, seguono uno schema ad albero.

Schermata 2013-12-09 a 10.28.27

A sangue freddo di Truman Capote
Il mio scaffale d’oro esploderà ma anche questo si merita un posto. Truman Capote è un genio assoluto. Punto.

Il nuotatore di Paolo Cognetti
Capitolo a parte per questo volume. Oltre ad essere una storia bellissima illustrata magistralmente, questo libro è stato un regalo speciale per i miei 30 anni. Alessio, infatti, ha chiamato Paolo Cognetti in persona e gli ha chiesto di scrivermi una dedica. E io sono esplosa in mille frammenti di felicità.

Schermata 2013-12-09 a 10.30.46

Le correzioni di Jonathan Franzen
Il libro di passaggio tra Berlino e l’Italia.

Schermata 2013-12-09 a 10.33.09

Mi chiedo quando ti mancherò di Amanda Davis
Quando il libro è regalato da una persona speciale, è ancora più bello.

Le mille luci di New York di Jay McInerney
Uno dei pochi libri scritti con la seconda persona singolare. Letto in una notte.

Schermata 2013-12-09 a 10.37.53

Viaggio americano di Fernanda Pivano
Come vi dicevo, mi sono davvero appassionata di letteratura americana quest’anno. E mi è servito moltissimo leggere questa carrellata di Fernanda Pivano. Che vita bellissima, appassionante, incredibile ha fatto questa donna, tra l’altro.

Schermata 2013-12-09 a 10.35.42

Il ragazzo selvatico di Paolo Cognetti
Cognetti lo trovate spesso nelle mie liste, ovvio. Questo libro è arrivato nel momento in cui stavo pensando di lasciare Berlino per la Nuova Zelanda e, se lo leggerete anche voi, capirete perché mi ha dato la spinta.

Schermata 2013-12-09 a 10.40.01

Trilogia della città di K.di Ágota Kristóf
Anche questo è un libro speciale perché ha segnato il mio primo incontro con Camilla (Zelda!). Un paio d’ore di chiacchiere, discorsi ad albero, “scerbanencate”, e urletti di gioia in libreria! Lei me l’ha consigliato ed ha fatto centro.

Il tempo è un bastardo di Jennifer Egan
Adesso che ho scoperto la Egan, non la lascio più.

Stoner di John Williams
Anche questo ha fatto parte del mio coast to coast…però l’ho letto prima di iniziare il progetto.

Farfalle in un lazzaretto di Camilla Ronzullo
Sempre lei, sempre Zelda.

Una cosa piccola che sta per esplodere di Paolo Cognetti
Manuale per ragazze di successo di Paolo Cognetti
Torna di nuovo lui. Per me è una garanzia, non so che altro dirvi.

L’infedele di Matilde Serao 
Una bellissima scoperta.

Quali sono stati i vostri libri speciali del 2013?

Baby you can drive my car. BUT PLEASE DON’T.

Baby you can drive my car. BUT PLEASE DON’T.

Io non so niente di automobili. Niente.
Odio guidare. Sono stata bocciata all’esame di pratica della patente.
Poi la patente l’ho presa ma, in undici anni di onorata attività, non ho mai guidato in autostrada. Raramente sono uscita dalla cinta muraria di San Donà. Che poi a San Donà non c’è nessun muro ma avete capito lo stesso.
Andare a 100 all’ora per me è una cosa che si verifica solo nelle canzoni di Gianni Morandi. Penso di aver sfiorato una volta gli 80 km/h e di essermi sentita molto spericolata. Non ho mai sorpassato. MAI. Neanche i trattori.

Sono un’imbranata. Sono quella che odiate quando avete fretta, quella che blocca tutta la fila che poi sembra ci sia la processione per un funerale, quella che non sa fare le partenze in salita, quella a cui muore la macchina al semaforo verde, quella che a volte il semaforo verde neanche lo vede perché si è distratta a cercare la radio bella.

Ovviamente le automobili sono la mia ultima preoccupazione. Non mi piacciono, le trovo tutte esteticamente molto brutte e ingombranti. Di marche e modelli neanche se ne parla: sono nere, rosse, grandi, piccole. Corrono, portano da un punto A a un punto B.  Punto. Finite.
Sempre meglio, poi, se al punto B mi ci porta qualcuno che si offre di guidare al posto mio.

Tutta questa lunga premessa per dirvi che qui ad Auckland ci dobbiamo comprare una macchina. Funziona così: cerchi una macchina usata, contatti il venditore, la vai a vedere e poi -se vuoi- chiami un meccanico che ci dia una controllatina prima di comprarla.
Io e Alessio abbiamo (plurale totalmente immeritato e ingiusto) trovato una macchina di nostro gradimento e assieme siamo andati a vederla.

Cose a cui ho prestato attenzione io:
-Oh, hai visto il tipo? Identico a Dexter, pazzesco!
-Che bella casaaa! Wow, che patio! Si vede che è nuova, infatti lui l’ha anche detto che stanno facendo lavori.
-Mi piace questo quartiere! Anzi, dopo proviamo quel bar che ho visto venendo qui.
-Azzurra! Sì sì, mi piace, perfetta. Puzza un po’ di fumo ma ci diamo una pulita! La prendiamo!

Cose a cui ha prestato attenzione Alessio:
-Per caso hai notato se c’erano spie accese sul cruscotto? (Spie? Cruscotto?)
-Non ho mai avuto un’auto con il cambio automatico! Tu? Ne hai mai guidata una? (Io avevo una Clio del 1897, non so neanche se ce l’aveva il cambio)
-Devo guidare a sinistra per la prima volta nella mia vita. Sì, il colore della carrozzeria è molto carino e la vista con il mare lì in fondo è stupenda, ma ti prego lasciami concentrare! (Ma guarda che panorama!)

Insomma, alla fine decidiamo che ci piace e fissiamo l’appuntamento col meccanico.
Io lavoro solo per un paio di giorni alla settimana per il momento, quindi…sì, state immaginando bene.
Alla revisione della macchina devo partecipare IO.

In ansia per paura di dover discutere di cose strane tipo candele e cavalli, a un certo punto entro in paranoia perché pare che FORSE dovrò anche guidare. Contromano (sì, siete contromano), in una grande città che non conosco, DA SOLA.
Poco prima del controllo, succede questo:

Screenshot_2013-11-12-15-47-41

SEMMAI LA COMPRIAMO SBATTUTA.

Fortunatamente lo scenario peggiore non si verifica in quanto non c’è bisogno di me come essere pensante. Fa tutto il meccanico. Io aspetto seduta sul marciapiede bevendo cappuccino e mangiando uno scone al cioccolato (presi in quel bar tanto carino). E alla fine, quando lui giustamente vuole dirmi com’è ‘sta macchina, io prima fingo di intendermene poi, appena dice una parola paurosa tipo ENGINE, esclamo con un tono di voce decisamente troppo acuto “Non capisco niente di macchine! Ahahahahah!”

Però a parcheggiare sono brava. Inspiegabilmente.

Schermata 2013-11-12 a 16.09.33
…è la macchina di Dexter! Prendiamola ti pregooooo!

Don’t stop me now

Don’t stop me now

La mia prima settimana neozelandese, come sapete, è stata magnifica e sorprendente.
Ieri si è conclusa anche la seconda e, non mi crederete, è stata anche migliore della prima! Innanzitutto ho definitivamente sconfitto il jet lag (e vi assicuro che non svegliarsi più alle 4 di mattina e dover fare una rampa di scale al buio per andare a fare la pipì, ha sancito un netto miglioramento nella qualità del mio sonno), e poi il mio peregrinare a piedi per le salite e le discese di Auckland ha dato i suoi frutti. Ho trovato il mio primo lavoretto nella terra dei Kiwi e, se devo essere sincera, proprio non mi sarebbe potuta andare meglio.

Sì. Lavoro in una libreria.
Solo per qualche ora a settimana, certo.
Non è il lavoro che mi permetterà di ottenere un visto e di comprarmi una villa con piscina, certo.
Ma ce l’ho fatta. Sto realizzando uno dei piccoli sogni che avevo messo da parte e voi non potete neanche immaginare quanto io ne sia fiera.
Lavoro in una libreria. Mi piace persino dirlo.

Schermata 2013-11-03 a 19.25.43

Arrivata a Auckland, ho preparato una lista di tutte le librerie nelle quali mi sarebbe piaciuto lavorare e le ho visitate una per una (macinando chilometri a piedi), presentandomi e lasciando il mio curriculum. E dove ho trovato lavoro? In una di quelle che non avevo inserito nella lista, naturalmente.
E perché? Semplice: in internet non ne avevo trovato quasi traccia.
Vuoi la posizione non proprio centrale, vuoi il fatto che non si trova nella top ten delle librerie più cool e famose di Auckland…chissà.
L’avevo ignorata. Non sapevo neanche che esistesse.

Primo insegnamento
Non c’è solo internet. Internet è utile ma è solo uno strumento. Ci sono persone e cose reali che si scoprono solo spegnendo il computer e andando in giro. Certo, la “mia” libreria (non suona bene? La mia libreria. Ok, ora mi commuovo) ha un sito internet e un indirizzo mail. Sono utili. Punto.

Ma la vita -quella bella, quella che piace a me- va al di là del numero dei follower e dei like in Facebook. 

Schermata 2013-11-03 a 19.25.30

La mia bella libreria era lì, alla fine di una galleria -che qui chiamano arcade- in un quartiere che avevo deciso di esplorare quel giorno solo perché avevo accompagnato Alessio al suo nuovo ufficio. Una serie di coincidenze mi ha portato a scoprirla: il caffè bevuto in un bar anziché in un altro, la pioggia improvvisa che mi trattiene nel locale per mezz’ora in più, la decisione di uscire proprio alle 10 spaccate, il momento cioè in cui la libreria apre e il proprietario passa davanti al bar portando un cartello da esporre sulla strada principale con scritto “Secondhand books and rare editions”.
Coincidenze? Mah.
Entro e subito sento qualcosa: è il posto giusto.
Respiro l’odore di carta vecchia e tocco le copertine piene di polvere. Cammino tra gli scaffali e percepisco una specie di scossa: questo è un luogo magico, ha anima e storia…come ve lo posso spiegare?
Io preferisco i libri usati: raccontano una vicenda con le parole scritte e poi nascondono altre mille avventure. Quante mani avranno accarezzato queste pagine? E dove? E quando? Perché quella frase è stata sottolineata? Che cosa significa quell’orecchietta a pagina 39?
Mille storie, cari miei, non solo una. E se ascoltate bene, quel libro ingiallito sarà felice di raccontarvele tutte.

Schermata 2013-11-01 a 09.14.19

Mi sento felice dentro lì, eppure per un attimo dubito.
Perché mai -mi dico- un posto come questo dovrebbe assumere persone nuove? Questi non sono negozi, sono istituzioni. La gente che ci lavora è qui da sempre, conosce i clienti, sa esattamente come sono disposti i volumi senza neanche bisogno di classificarli. Forse è meglio lasciar perdere.

Secondo insegnamento 
Avete un sogno? Provate a realizzarlo, sempre. Provate, bussate, rompete le palle. E se vi sembra stupido o inutile, provate lo stesso. Tanto che cosa può succedere di male? Vi dicono di no? E che sarà mai!

Schermata 2013-11-02 a 13.40.14

Rimugino un po’ e prendo la mia decisione: indosso la mia faccia tosta più convincente, mi dirigo verso il bancone, mi presento e lascio il mio curriculum. Aggiungo che farei qualsiasi cosa pur di lavorare in un posto affascinante come quello.
Grazie -mi dicono un po’ sorpresi- per ora non cerchiamo ma forse a Natale avremo bisogno di personale e ti faremo sapere.
Pazienza. La ricerca continua.
E invece…

Terzo insegnamento
Mai perdere le speranze. Se avete dato tutto, avete dimostrato la vostra passione e avete trasmesso l’idea principale – e cioè che il sogno rimane lì pronto da realizzare, nessuno ve lo tocca e il rifiuto vi rende solamente più determinati- vi assicuro che qualcosa succederà. Mai perdere le speranze. Mai.

Continuo la passeggiata e, mentre mi trovo all’ufficio postale (dopo circa 15 minuti), il mio telefono suona.
“Ciao Giulia. Siamo quelli della libreria, ti andrebbe di tornare qui a bere un caffè con noi?”
Attraverso di corsa la strada guardando dalla parte sbagliata (clacson di sottofondo) e mi precipito nel negozio. Loro mi dicono che vogliono assolutamente che lavori con loro. Hanno letto il mio curriculum, hanno sentito il mio entusiasmo e il mio amore per i libri. E mi vogliono.
Non è un lavoro full time -aggiungono- ma questo è quello che possiamo offrirti al momento. Accetti?

Schermata 2013-11-03 a 19.26.03


Terzo insegnamento

Se sentite di essere sulla strada giusta verso la realizzazione del vostro sogno, i passi che state facendo non sono MAI troppo piccoli. 

E poi posso prendere in prestito tutti i libri che voglio. Non è forse la migliore forma di ricompensa?

Schermata 2013-10-31 a 08.10.33

Per le mie avventure con carte di credito e registratori di cassa, la mia prima vendita da 300 dollari, il mio scaffale di Halloween e gli strani personaggi che frequentano il negozio, vi rimando alla prossima puntata.
Se invece volete venire a trovarmi, la libreria si chiama “Book.Mark” e si trova qui:
Parkway Arcade, 46-54 Hurstmere Road, Takapuna, New Zealand

Schermata 2013-11-03 a 19.26.22

Kiwi days

Kiwi days

Sono arrivata in Nuova Zelanda! Mi trovo esattamente dall’altra parte del mondo rispetto a voi e ancora non mi capacito di essere a testa in giù! Le leggi della fisica con me non funzionano, non riuscirete mai a darmi una spiegazione plausibile di questo strano fenomeno…lo sapete, vero?
Fisica, matematica, calcoli…quella roba là. Quella roba che mi fa venire i sudori freddi quando c’è da capire a quanto corrispondono i dollari e, ancora peggio, che ore sono lì da voi. E a proposito di cose di cui non riesco a capacitarmi: ma lo sapete che io sono nel futuro? Nel senso che quando da me è lunedì, da voi è ancora domenica? Non è incredibile?
Questi sono fenomeni degni di Babbo Natale e delle renne che volano, di Marlin e Zapotec che mandano Topolino e Pippo in giro con la macchina del tempo (anche se loro nel futuro non ci potevano arrivare).

Schermata 2013-10-22 a 16.01.51

Beh, a parte gli scherzi (che poi quando parlo di divisioni e sottrazioni non scherzo per niente), sono qui da una settimana ed è tutto assolutamente meraviglioso. Davvero. Non lo dico per dire.

Schermata 2013-10-28 a 21.15.01

Mi guardo intorno e vedo colori splendenti e sorrisi. Esco di casa, incontro sconosciuti che mi salutano e mi danno il benvenuto in Nuova Zelanda. Persino cercare lavoro è un piacere: nessuno ti guarda storto o ti chiede perché mai lavoravi in una startup e adesso cerchi di fare la commessa in una libreria. Anzi: ti ringraziano tantissimo per aver lasciato il CV, ti chiedono come sei arrivato qui, ti dicono che parli bene inglese e che adorano il tuo accento.
Le strade sono pulite, verdi, piene di vento e di cielo. Le casette di legno sembrano finte e pronte a volare via come la fattoria di Dorothy Gale.

Schermata 2013-10-28 a 21.17.02

A casa nostra (non è casa nostra, ovviamente: occupiamo una stanza della casa di una famiglia mezza kiwi e mezza francese) c’è una cagnolona buona e coccolona che si chiama Leila. Dietro alla casa c’è un giardino con un tappeto elastico. Alla fine del giardino, c’è un cancello che si apre sul parco di Grey Lynn dove, ogni giorno, ci sono cani di tutti i tipi che corrono e saltellano come matti.

Schermata 2013-10-27 a 00.03.41

Mica ci sono solo cani. Eh no. Oltre ai gatti che appena ti vedono ti corrono incontro e miagolano, appena fuori città ci sono pecore, mucche e cavalli. Ovunque.
E poi ci sono gli uccelli: i gannet con la testa gialla che hanno invaso la meravigliosa spiaggia di Muriwai, il tui nero con i bargigli bianchi che ogni giorno canta in giardino e fa un verso assurdo e polifonico, e poi c’è il tenerissimo pukeko che ci ha dato il benvenuto appena usciti dall’aeroporto (gironzolava spavaldo sul prato di una rotonda).

Schermata 2013-10-27 a 00.03.12

In una settimana avremo fatto duecento chilometri a piedi (il sistema dei trasporti pubblici è un po’ complicato, io devo ancora imparare bene e, nel dubbio, cammino), abbiamo incontrato un sacco di gente, visto tanti posti, scoperto almeno cinque nuovi quartieri, abbiamo parlato e ascoltato decine di storie in un inglese che cambia ogni volta a seconda dell’accento.
Abbiamo scoperto che il sole batte a nord (è incredibile, è come la macchina del tempo di Topolino), che le banane possono essere anche rosse e che, se si vuole, si può andare in giro scalzi.

Schermata 2013-10-28 a 21.21.44

Vorrei raccontarvi tutto, della pioggia improvvisa, delle librerie, del centro vivace di Auckland, dei palazzi di inizio secolo che si specchiano sui grattacieli di ferro e vetro, del porto, del vento che screpola la faccia, dei vulcani e del museo (IL museo) che ha dentro tutto quello che c’è da sapere sui Maori e sulla Nuova Zelanda compresa una stanza dove viene simulato un terremoto (!!!). Vorrei raccontarvi del favoloso cibo thai, di quello indiano e anche di quello Hare Krishna. Vorrei raccontarvi della famiglia che mi ospita, del mini concerto a cui ho assistito oggi al museo di arte moderna, della coinquilina belga che suona l’ukulele (e mi assicura che non è difficile…attenzione, nuova passione in vista!), della buonissima birra che ho assaggiato nel locale preferito del nostro padrone di casa (che però ci presenta come i suoi flatmate) e della chiacchierata che mi sono fatta con il cameriere brianzolo disperato perché tra due mesi gli scade il visto e non sa come fare a rimanere qui.

Schermata 2013-10-28 a 21.24.23

Vorrei davvero raccontarvi tutto ma il mio jet lag ogni tanto fa ancora i capricci, qui sono le 21 e mi è già venuto sonno.
Per il momento, vi basti sapere che giro con la crema solare in borsa (avete presente il buco dell’ozono? Beh, è proprio qui sopra) e continuo a guardarmi intorno senza rendermi conto di essere davvero qui.

Schermata 2013-10-28 a 21.19.18

This cold world is not for you

This cold world is not for you

Fra tre giorni parto, lascio il vecchio continente e semino dietro ai miei passi un bel po’ di cose, ricordi, facce ed eventi che non voglio portare con me. Non me li dimentico eh…ma non c’è posto per loro in valigia. Niente da fare, tassativo.
Vado in Nuova Zelanda con la mente vuota e ho deciso che questa volta seguo gli eventi, senza oppormi né forzarli. Non ho progetti, tranne quello di stare con Alessio naturalmente. Potrei rimanere lì per un anno intero, potrei decidere di andarmene in Giappone dopo tre mesi, potrei rimanere lì per tutta la vita a lavorare in una libreria. Chissà. Non è bellissimo non avere piani per una volta?

La scorsa settimana, la mia cagnolina Gaia se ne è andata. Quasi improvvisamente.
Era la mia migliore amica, l’unico vero motivo per il quale tornavo a casa. Lei mica sapeva perché ero via, mica poteva parlarmi al telefono, mica poteva capire.
Per lei io sparivo, abbandonandola, e basta. Io allora tornavo e mi ricaricavo del suo amore per tutto il resto del tempo.
Il rapporto che hai con un cane -come l’ha perfettamente definito la mia amica Alessandra- è amore, amicizia e famiglia senza bisogno di parole.
È totale, struggente, insostituibile.

Adesso lei non c’è più.
E credo sia il momento giusto per partire.

Gaia (30.05.2003~10.10.2013)

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Kansas – “A sangue freddo” (Truman Capote)

Kansas – “A sangue freddo” (Truman Capote)

I suoi tatuaggi, sebbene meno numerosi di quelli del compagno, erano più elaborati: non l’opera di personale esecuzione del dilettante, ma l’arte perfezionata dei maestri di Honolulu e di Yokohama. Sul bicipite destro era tatuato COOKIE, il nome di un’infermiera con cui aveva stretto amicizia quando era stato in ospedale. Una tigre dalla pelliccia blu, gli occhi arancio e le fauci scarlatte, ringhiava sul bicipite sinistro; un serpente dalle mascelle spalancate, attorcigliato attorno a un pugnale, gli percorreva l’avambraccio; e in altri punti baluginavano teschi, si profilavano pietre tombali, fioriva un crisantemo.

tumblr_kweufpYHX61qz6f9yo1_r1_500

 

 

perry_smith_211

 

Portraits of Family Found Murdered

 

perrytruman5we

mug+shots

Illinois – “Antologia di Spoon River” (Edgar Lee Masters)

Illinois – “Antologia di Spoon River” (Edgar Lee Masters)

Dorcas Gustine

Non ero amato da quelli del villaggio,
ma tutto perché non avevo peli sulla lingua,
e affrontavo chi m’insultava
con una protesta diretta, senza nascondere o nutrire
segreti rancori o rammarichi.
È molto lodato il gesto di quel ragazzo spartano,
che nascose il lupo sotto il mantello,
e si lasciò divorare, senza un lamento.
È più coraggioso, credo, strapparsi il lupo di dosso
e combatterlo apertamente, magari per strada,
tra polvere e urla di dolore.
La lingua sarà forse un organo ribelle –
ma il silenzio avvelena l’anima.
Mi biasimi chi vuole – io sono contento.

family1800

ballorbu2585gph

Duscomb_Foster_Wood_family_portrait

 

Mississippi – “Altre voci, altre stanze” (Truman Capote)

Mississippi – “Altre voci, altre stanze” (Truman Capote)

Miss Wisteria gli era così vicina che sentiva l’odore rancido del suo abito di seta molle d’acqua e spiegazzato. I ricci si erano sfatti, il piccolo diadema era scivolato per traverso, la sciarpa gialla lasciava colare sul pavimento il suo colore. “Piccolo,” ella disse, facendo scorrere il raggio della lampada sopra le pareti cadenti dove la sua figuretta si confondeva con le ombre delle cose in fuga. “Piccolo,” disse, e la rassegnazione della sua voce ne intensificava il pathos. Ma Joel non osò mostrarsi, perché non poteva darle quello che ella voleva: il suo amore era sotto terra, frantumato e immobile, con fiori appassiti al posto degli occhi, e muschio sulle labbra, il suo amore era lontano a nutrirsi di pioggia, e i gigli fiorivano sulla sua rovina. Arretrando, ella salì le scale, e Joel, che udiva i suoi passi al piano superiore, mentre, nel suo bisogno di lui, lo andava cercando nella giungla delle stanze, sentì per se stesso un disprezzo feroce: che cos’era il suo terrore in confronto a quello di Miss Wisteria? Egli aveva una stanza, aveva un letto, in qualunque momento avrebbe potuto fuggire di lì, raggiungerli. Ma per Miss Wisteria, che piangeva perché i bambini sarebbero diventati grandi, ci sarebbe sempre stato quel viaggio attraverso le stanze morte, finché in un giorno solitario ella avrebbe trovato colei che sta nascosta sorridente con il coltello.

old-farm-house-

Freedom Riders At Airport

Phillip_Martin_and_family

8b29633u

Springhill

Freedom Riders In Waiting Room

52467909

Lo scaffale d’oro di Tamara

Lo scaffale d’oro di Tamara

Io e il mio blog stiamo attraversando la crisi del settimo anno (fa niente che lui sia nato “solo” cinque anni fa ok?) e la colpa è solo mia.
Lui è sempre qui che mi aspetta e io lo tratto male, lo ignoro. Ci scrivo un po’ promettendogli che sono tornata e poi scompaio per settimane senza farmi sentire.
Non va bene.

Oggi, caro blog, ti giuro che non ti lascio più. E per dimostrarti le mie buonissime intenzioni, ti regalo un bellissimo scaffale d’oro. Va bene? Non litighiamo più!

Lo scaffale in questione è quello di Tamara, una mia twittamica -che è una parola brutta che però mi piace lo stesso- autrice di Citazionisti Avanguardisti e collaboratrice di Rivista Inutile. (Ricordate? Ci avevo scritto anch’io tempo fa)

Lei si descrive così:
Pur essendo dotata di una bellezza folgorante, continuo a puntare sul fascino della mente. Leggo più di quanto scrivo, ma meno di quanto parlo. Una volta ho visto la Madonna, ma l’ho scambiata per David Bowie. Sono segretamente fidanzata con uno scrittore morto.

Ecco i suoi libri -con citazione- e la foto della libreria Giufà di Roma, il suo luogo dell’anima.

“Perciò veniamo bene nelle fotografie”, Francesco Targhetta

[…] “troppe cose rimaste nelle tasche,/ troppe pagine riempite da ignoti,/ e quell’imbarazzo cretino di chi/ sul più bello ha scelto il silenzio,/ i sottovuoti.”

“Zazie nel metrò”, Raymond Queneau

“- Allora, ti sei divertita?
– Così.
– L’hai visto, il metrò?
– No.
– E allora, che cosa hai fatto?
– Sono invecchiata.”

“I fratelli Karamazov”, Fedor Dostoevskij

“Ecco il guaio dov’è: è che tutto, a questo mondo, è un enigma! E quando m’è capitato di ingolfarmi proprio nella più nera infamia del vizio (e a me, solo questo è capitato), ogni volta mi veniva fatto di ricorrere a questa poesia su Cerere e il genere umano. Mi giustificava forse? Mai più! Il fatto è che io sono un Karamazov.”

“Papà tatuato”, Nesquens-Mora

“Quando ero più piccolo credevo che il compito di sistemare la luna in cielo toccasse a mio padre. Ora so che non è così. So che si limita, nelle notti in cui è lontano, a metterci qualche stella.”

“Le mille e una notte”, AA.VV.

“Il sultano delle Indie non poteva non ammirare la memoria prodigiosa della sultana, sua sposa, che ogni notte gli procurava nuovo divertimento con tanti racconti diversi..”

“Fiesta”, Ernest Hemingway

“Pensai di aver già pagato tutto. Non come paga e paga e paga una donna.Nessuna idea di giusta punizione o di castigo. Un mero scambio di valori. Tu davi qualcosa e ricevevi qualcos’altro. O lavoravi per qualcosa. In un modo o nell’altro pagavi per quello che ti capitava di buono.”

“E così vorresti fare lo scrittore?”, Charles Bukowski

“la cinghia colpì/ di nuovo/ e allora capii perché/ avrei voluto/ volare… volare/ attraverso i muri,/volare/ direttamente fuori dalla/ finestra,/ in qualsiasi posto pur di non essere/ lì.

“La campana di vetro”, Sylvia Plath

“Mi misi a elencare le cose che non sapevo fare.”

“La scopa del sistema”, David Foster Wallace

“Molte ragazze davvero belle hanno dei piedi davvero brutti e Mindy Metalman non fa eccezione, pensa Lenore, all’improvviso.”

“Moby Dick o la balena”, Herman Melville

“Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o puntidenari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo.”

giufa

Lo scaffale d’oro di Meg

Lo scaffale d’oro di Meg

Eccomi! Eccomi!

Dove sono stata? Che cos’ho fatto? Perché sono sparita?
Sono andata al mare e non mi sono abbronzata (occhiali da sole e faccia nel libro) e ho partecipato al Nuok meeting. Inutile dire che la testa era ovunque tranne che nel computer!
Le vacanze vere e proprie devono ancora cominciare: ho deciso con parere indubitabile che l’Italia è -esteticamente- il paese più bello del mondo e tra un paio di settimane inizio a girarmela in lungo e in largo, andando a visitare dei posti che non ho mai visto. Sono particolarmente emozionata, poi, per un certo colle dove andrò anch’io a perdermi con il pensiero…avete capito? Dai che è facile!

Ma basta chiacchierare. Si parla di ritorni e bisogna tornare col botto.
Ecco lo scaffale d’oro specialissimo di Meg, nuoker di Londra, designer, e creatrice del progetto Apricot Juice a cui vi consiglio vivamente di dare un’occhiata!

1. La cura Schopenhauer – Irvin Yalom
2. Lezioni Americane – Italo Calvino
3. Il castello dei destini incrociati – Italo Calvino
4. L’impero dei segni – Roland Barthes
5. Crolli – Marco Belpoliti
6. La città della gioia – Dominique Lapierre
7. Cronaca di una morte annunciata – Gabriel Garcia Marquez
8. Le leggi della semplicità – John Maeda
9. La vita istruzioni per l’uso – George Perec
10. Un altro giro di giostra – Tiziano Terzani

E questo qui sotto è un progetto che Meg ha presentato appena uscita dall’Accademia di Rimini: una libreria con i libri suddivisi per categorie e con lo spazio per le nuove letture! Che bellezza!

port3