La lista del venerdì #11

La lista del venerdì #11

Ed eccoci finalmente anche a questo venerdì: se durante la settimana piove, durante i weekend diluvia e i giorni si ripetono quasi uguali, noiosi e pieni di odori sudati di tram.
Sì, sotto la voce “meteoropatia” dell’enciclopedia medica, c’è la mia foto a muso duro.
A proposito, perché negli anni ’70, tutti hanno comprato la stessa inutile enciclopedia?
Mah.

Bando alle ciance: per fortuna ho un sacco di progetti in cantiere e saltello di felicità e impazienza alla faccia del brutto tempo. In attesa di potervene parlare profusamente (mannaggia, ancora non posso!), passiamo ai link belli e interessanti di questa settimana, vi va?

*25 modi per capire se siete “drogati” di libri. Ce li ho tutti: e non dimentichiamo che ho smesso di fumare e di avere paura di volare, grazie a due libri. Altro che droga. (PS: questo me l’ha segnalato la mia amica Samantha)

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*Libri con annotazioni di scrittori famosi…ma che cattivi!!! (sarei esattamente così)

*“Quando la tecnologia supererà le interazioni umane, il mondo sarà pieno di idioti” aveva detto Einstein. Ecco.

*Un matrimonio che mi ha emozionato. Bruno e Vincent sono i primi due uomini che si sposano in Francia: si amano, cos’altro devono fare?. Ecco l’articolo di Bianca, una mamma che era presente e che si è commossa come me.

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*Foto di animali molto sorpresi. Cari!

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*Lui:

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*E anche lui:

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Et, comme d’habitude…

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Lo scaffale d’oro di Alessandra

Lo scaffale d’oro di Alessandra

Ieri vi avevo detto che questo scaffale d’oro sarebbe stato accompagnato da una notizia bomba. Purtroppo è ancora presto per rivelarvi i miei diabolici piani, quindi rimandiamo per qualche settimana! Come sapete, l’organizzazione non è il mio forte (vince sempre l’impazienza!) e anche questa volta avevo fatto male i conti…ops.

Per consolarci/vi di questo ritardo, questa settimana vi propongo uno scaffale d’oro davvero speciale.
A crearlo è stata la mia amica Alessandra, ex nuoker di immenso talento, che vive a Roma malgrado sia originaria delle Marche. Sì, avete capito bene: se avete seguito tutta la faccenda del mio bisnonno, allora potrete capire perché con Alessandra c’è stato il famoso “click” fin dall’inizio. Del resto, lei ha conservato un aplomb invidiabile quando l’ho sommersa di entusiasmo in seguito alla scoperta: “Ma anche il mio bisnonno era marchigiano, EVVIVA!!” (Sì, a volte tendo a spaventare la gente)
È stata Alessandra, inoltre, ad inventare il famoso hashtag #lacrimevere che accompagna la maggior parte dei miei tweet. Insomma, diamo a Cesare quel che è di Cesare!

Ma basta perdere tempo. Lasciamo la parola ad Alessandra che, tra l’altro, fra poco più di una settimana viene a trovarmi a Berlino!

1) “Ghiaccio-nove” Kurt Vonnegut
2) “Norwegian Wood” Haruki Murakami
3) “Il grande Gatsby” Francis Scott Fitzgerald
4) “La ragazza dai capelli strani” David Foster Wallace
5) “Le città invisibili” Italo Calvino
6) “Cattedrale” Raymond Carver
7) “Cani Selvaggi” Helen Humphreys
8) “Molto forte, incredibilmente vicino” Jonathan Safran Foer
9) “Revolutionary Road” Richard Yates
10) “Blankets” Craig Thompson

E la sua immagine, che Alessandra spiega così:
“una mia t-shirt comprata a Los Angeles qualche anno fa. La frase è verissima: i libri possono farci compagnia, migliorandoci e stimolandoci come solo le migliori relazioni sanno fare. A volte sono persino preferibili alle persone”

…a volte??

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La lista del venerdì #10

La lista del venerdì #10

Sono in ritardo, lo so.
E ho sempre sonno. I sogni confusi e assurdi si sovrappongono e ogni mattina mi sveglio stanca e stranita. Cioè, detto tra noi, stanotte ho sognato che diventavo la PR di Pietro Taricone che si buttava in politica. Ma che cos’ho che non va?

Passiamo ai link che è meglio.

* Avete mai sognato di prepararvi lo stesso cocktail di James Bond o di Jay Gatsby? Uguale identico? Ecco qui la soluzione: un poster (stupendo) con tutte le ricette dei drink “letterari” più famosi!

* Parole rare o desuete…illustrate.

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* I dieci posti più terrificanti del pianeta: cimiteri, case infestate, e manicomi abbandonati. Pane per i miei denti. Avevo anche iniziato a tradurre l’articolo ma mi sono stufata alla quarta riga.

* Secondo questo studio, 7 minuti molto intensi di attività fisica avrebbero gli stessi risultati di uno sforzo più prolungato. Vi va di provare e di dirmi se funziona? (troppo pigra, troppo)

* Personaggi letterari basati sulla realtà…James Bond, Zorro, Norman Bates e molti altri!

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* Nomi per sentimenti che forse esistono da poco. (tipo Instacurity)

…e foto!
Buon weekend a tutti, io torno a dormire!
(E a proposito delle foto: non ho fisicamente voglia di scrivere tutti i link di origine ma è chiaro che NON SONO foto mie, no? Scrivetemi se pensate che dovrei scrivere l’origine o che dovrei rimuoverle. Vi odierò, ma lo farò perché è giusto così)

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Lo scaffale d’oro di Mirella

Lo scaffale d’oro di Mirella

L’appuntamento con i nostri libri preferiti continua! Sono molto soddisfatta, mi sono arrivate un sacco di liste! Non smettete mai di inondarmi di consigli letterari!!!

Questa settimana è il turno di Mirella: lei lavora nel marketing, adora la crostata ai frutti di bosco ed è perennemente alla ricerca di un bungalow sulla spiaggia! Posso forse biasimarla dopo otto mesi di gelido e buio inverno berlinese? (non ancora del tutto terminato tra l’altro)

Ecco la sua libreria, con i libri in attesa e quelli già letti!

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Ed ecco il suo scaffale d’oro!
Tanti bei libri e una citazione per ognuno (tranne per quello disperso negli scatoloni!)

“Il giovane Holden” Jerome D. Salinger
∼Certain things, they should stay the way they are. You ought to be able to stick them in one of those big glass cases and just leave them alone.
∼I was trying to feel some kind of good-bye. I mean I’ve left schools and places I didn’t even know I was leaving them. I hate that. I don’t care if it’s a sad good-bye or a bad good-bye, but when I leave a place I like to know I’m leaving it. If you don’t you feel even worse.
∼Mothers are all slightly insane.

“Black Boy” Richard Wright
∼Reading was like a drug, a dope. The novels created moods in which I lived for days.
∼I knew that I lived in a country in which the aspirations of black people were limited, marked-off. Yet I felt that I had to go somewhere and do something to redeem my being alive.

“L’isola di Arturo” Elsa Morante
∼Dalle altre femmine, uno può salvarsi, può scoraggiare il loro amore; ma dalla madre chi ti salva?

“Una casa alla fine del mondo” Michael Cunningham
∼I am beginning to understand the true difference between youth and age. Young people have time to make plans and think of new ideas. Older people need their whole energy to keep up with what’s already been set in motion.

“Dance, dance, dance” Murakami Haruki
∼As time goes on, you’ll understand. What lasts, lasts; what doesn’t, doesn’t. Time solves most things. And what time can’t solve, you have to solve yourself.

“Cosa tiene accese le stelle” Mario Calabresi
∼Una sera di novembre del 1955 mia nonna, che aveva quarant’anni, riconquistò la libertà e si sentì felice: aveva preso in mano un libro ed era riuscita a leggere qualche pagina prima di addormentarsi.
Le stelle si sono accese per guidare il cammino degli uomini, la loro fantasia, i loro sogni, per insegnarci a non tenere la testa bassa, nemmeno quando è buio.

“Il segno rosso del coraggio” Stephen Crane
∼Qualcuno aveva acceso la luna e l’aveva appesa alla cima di un albero.

“Un amore” Dino Buzzati

“Addio alle armi” Ernest Hemingway
∼So che la notte non è come il giorno: che tutte le cose sono diverse, che le cose della notte non si possono spiegare nel giorno perché allora non esistono…

“Cronaca di poveri amanti” Vasco Pratolini
∼Parlavano a bassa voce, sempre più piano via via che si faceva silenzio sulla strada: un bisbigliare fitto di due cuori, provenienti da opposte direzioni, tanto distanti che dapprima sembrò a loro stessi impossibile potersi incontrare

 

La lista del venerdì #9

La lista del venerdì #9

Ragazzi ma voi non siete esausti?
Sarà la primavera? Sarà che di notte sogno come una pazza furiosa e di mattina mi sveglio ancora più stanca? (questa notte ho sognato che nuotavo in una piscina piena di carpe ad esempio…vi immaginate la fatica?) Sarà il polline dei pioppi che svolazza? Sarà il compleanno tondo tondo che si avvicina?
Boh…io dormirei sempre. Anche adesso, tipo.

Se poi, mentre sono alla ricerca di queste cose belle da condividere, trovo anche un sito che simula il rumore della pioggia…

*Raining.fm è meraviglioso: potete regolare l’intensità, scegliere la durata del temporale, decidere se vi deve accompagnare prima di addormentarvi o solo per un momento di relax…ancora cinque minuti per favore…

*Vorrei avere tutte le braccia piene di scritte come un marinaio e, naturalmente, ho paura di stancarmi (ho solo un piccolissimo tatuaggino sul polso).  Per fortuna ho scoperto Tattly, un sito che vende stupendi tatuaggi “ad acqua” (come quelli che si trovavano nelle gomme da masticare!). Inutile dire che ne ho ordinati tantissimi!
Tra l’altro, Tattly è stato inventato da Tina Eisenberg, l’autrice di Swissmiss!

Ecco qualche esempio dei miei “esperimenti” (mamma, ti ripeto che sono finti).

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*Chi porta gli occhiali ci si ritroverà certamente
*Questo qui:

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*Che cosa leggono le persone nella metropolitana di New York? (problemone spiare le copertine con un Kindle!)

*Il commento di Fitzgerald a un manoscritto di Hemingway…e la sua risposta: KISS MY ASS!

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Una lista di film belli

Una lista di film belli

Non ho la passione del cinema. Costa troppo, prima di tutto, e c’è sempre qualcuno che ti disturba durante la visione del film. C’è quello che chiacchiera, quello che deve andare in bagno otto volte e ogni volta ti passa sui piedi, c’è quello che non mangia da giorni e sgranocchia, scarta, addenta instancabile per due ore.
Certo, la tolleranza non è il mio mestiere, lo ammetto.
Come diceva Bukowski: I don’t hate people, I just feel better when they aren’t around (Non odio la gente, sto solo meglio quando non mi sta intorno). Ben detto, concordo.
Tra l’altro, ho sviluppato un fastidio incontrollabile nei confronti dei film doppiati. Non ce la faccio proprio.
Insomma, il cinema -in quanto luogo in cui sedersi al buio per vedere i film- non fa per me.
Sono una rompipalle, lo so, non mi state dicendo una novità.

E la legge del contrappasso ha lavorato bene anche con me: non mi piace andare al cinema ma adoro guardare film!
Vado a prenderli al videonoleggio (in quello vero con le copertine esposte non in quegli affari brutti tipo bancomat), me li scelgo con calma, poi torno a casa e me li gusto in santa pace e IN SILENZIO, mangiando un gelato e ascoltando le vere voci degli attori. Non scopro l’acqua calda, se vi dico che è anche un ottimo allenamento per il vostro inglese.
Spesso, trovo anche film completi su YouTube.

Insomma, il cinema non mi serve.

Dove voglio arrivare? Eccomi, ci arrivo, ci arrivo!
Ieri stavo riguardando la lista dei film che ho visto ultimamente e che mi sono piaciuti particolarmente…come? Se ho una lista dei film? Ma certo! Ho liste per qualsiasi cosa!

Volete darci una sbirciatina? (vi avviso che non sono solo ultime uscite)
Se cliccate sopra i titoli, potrete vedere tutti i trailer. Ho cercato di mettere i link più evidenti, ma non ha funzionato per tutti e alla fine ho perso la pazienza.

Starlet (2012)

L’amicizia tra una signora anziana un po’ scorbutica e una ragazza (tra l’altro la bisnipote di Ernest Hemingway) che non vi dico che lavoro fa perché si scopre a metà film.

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Any day now (2012)

Hollywood, 1979: l’amore di una coppia gay per un ragazzo down si scontra con il pregiudizio. E purtroppo perde.

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Capote (2005)

Truman Capote ha inventato un genere letterario: il romanzo-reportage (stessa tecnica usata da me per scrivere il mio libro….piango di gioia). Come ci è arrivato?

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Save the date (2012)

Lui le chiede di sposarlo, lei lo molla poi si mette con un altro.

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Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970)

Perché l’ho scoperto solo nel 2013?

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Django Unchained(2012)

Tarantino è una garanzia. Punto.

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Blue Valentine(2010)

Ryan Gosling e Michelle Williams si amano, si odiano poi si apprezzano e poi…

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The Words (2012)

Un aspirante scrittore trova un manoscritto in una vecchia borsa di pelle acquistata a Parigi e decide di spacciarlo per suo. Evidentemente non è una buona idea.

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Kramer vs. Kramer (1979)

Anche questo. Ma perché non l’avevo mai visto?

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Sleepwalk with me (2012)

Ho il terrore dei sonnambuli ma questo è davvero simpatico.

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A late quartet (2012)

Il leader si ammala e il quartetto d’archi con cui suona da più di vent’anni inizia a sfasciarsi. Invidie, recriminazioni e uomini che diventano primedonne.

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Little Birds (2011) e Dirty Girl (2010)

Li ho messi assieme perché la protagonista è sempre Juno Temple e fa sempre la parte dell’adolescente ribelle. Le riesce benissimo.

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Your Sister’s sister(2012)

Due sorelle e due fratelli, alcune relazioni. Non necessariamente nello stesso momento e con le stesse persone.

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Smashed (2012)

Una maestra alcolizzata che decide che non è il caso di vomitare in classe dicendo agli alunni che aspetta un bambino per giustificarsi.

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Life of Pi (2012)

Un naufragio con una tigre nella stessa scialuppa. Realtà o fantasia?

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Argo (2012)

Ammetto di essermi addormentata (perché ero stanca, non perché il film era noioso) ma quel figo di Alessio continua a dire che era un film bellissimo. Crediamogli.

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Celeste & Jess forever (2012)

Si lasciano e quella un po’ stronza sembra lei. Sembra.

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Falling in Love (1984)

Forse Meryl Streep è la mia attrice preferita.
In questo film, poi, incontra Robert De Niro in una libreria. Devo aggiungere altro?

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Not Fade Away (2012)

Suonare in un gruppo dopo aver visto i Rolling Stones in televisione. Adolescenti sognatori nel New Jersey degli anni ’60.
Da vedere anche se vi piacciono gli abiti di quel periodo. No, aspettate, c’è qualcuno a cui non piacciono?

NOT FADE AWAY

Lo scaffale d’oro di Martina

Lo scaffale d’oro di Martina

Martina. Non sarà mica…eh sì. Martina, detta anche “birretta”, è mia sorella.
Prima che pensiate male: il soprannome non le è stato dato perché è alcolizzata. Quando Martina era piccola, mio papà diceva che, siccome aveva questa vocetta squillante ed era simpatica e chiacchierona (lo è ancora ma il tono di voce è sceso), gli faceva venire in mente una birretta fresca. Sì, forse vi avevo parlato del fatto che in famiglia diamo soprannomi a tutti.
Io però non mi trovo a mio agio a chiamarla solo “Martina” senza il “la” davanti. Mi sembra di parlare di un’altra persona.

La Martina un po’ di anni fa è andata a vivere in Nuova Zelanda, ma si dà il caso che prima, per circa 29 anni della sua vita e 23 della mia, abbiamo vissuto nella stessa casa e soprattutto condiviso le stesse librerie. Anzi, devo ammettere che la maggior parte delle mie prime letture “serie” arriva proprio dai consigli letterari della sorella maggiore. Tutti libri che, nel corso degli anni, ho rubato dalla sua libreria e trasferito nella mia. 
Una chicca: vi ho mai parlato dello schema disegnato per comprendere la fitta genealogia della famiglia Buendía in “Cent’anni di solitudine”? Beh, ad inventarlo era stata proprio la Martina! Che brava la nostra birretta eh?

Naturalmente, i nostri scaffali d’oro si assomigliano! (E la realtà è che uno dei nostri libri storici si intitola “La sfida di Liz”) 😀

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“Cent’anni di solitudine” Gabriel Garcia Marquez

“L’età del malessere” Dacia Maraini

“L’insostenibile leggerezza dell’essere” Milan Kundera

“L’amico ritrovato” Fred Uhlman

“Un amore” Dino Buzzati

“Lessico Famigliare” Natalia Ginzburg

“Lettera a un bambino mai nato” Oriana Fallaci

“Il GrandeGatsby” Francis Scott Fitzgerald

“Sostiene Pereira” Antonio Tabucchi

“L’isola di Arturo” Elsa Morante

La lista del venerdì #8

La lista del venerdì #8

Devo ammettere con immenso autocompiacimento che questa lista viene molto apprezzata. C’è addirittura chi aspetta che arrivi venerdì per leggerla! Ma che felicità! Mi commuovo, divento rossa!
Come sapete, adoro le liste e ne ho tante altre in serbo per voi. Non solo per il venerdì eh!

Quindi, eccoci qui!

*Un cagnolone cieco che si fa accompagnare in giro. Ecco a cosa servono gli amici! (commovente!!)

*Bellissima iniziativa: Urban Outfitters ha chiesto a dieci designer di creare un segnalibro da regalare ai clienti. Guardate che belli! Se cliccate su ogni immagine, potete leggere l’intervista all’autore e scaricare un wallpaper per il vostro desktop. Meraviglia! (PS: questo me l’ha segnalato Elena)

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© Mike Lemanski

*Quanto ci piacciono le citazioni letterarie? E se fossero anche dei bellissimi poster? Il paradiso praticamente. (questo è il mio preferito)

*Trovo piuttosto noiosa tutta questa attenzione nei confronti de “Il Grande Gatsby” solo perché è appena uscito il film. Il libro è lì da quasi novant’anni, potevate scoprirlo anche prima, UMPF! Guardiamo il lato positivo: ad esempio questa raccolta del New Yorker su alcune pubblicità di quegli anni…sigarette, liquori e macchine di lusso!

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*Rimaniamo in tema cinematografico: fotografie scattate durante la lavorazione di alcuni film molto famosi!

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*E se venissero introdotti nuovi tipi di punteggiatura? Geniale e divertente!

E…foto, foto, foto! Buon weekend a tutti!

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…e questa gif: ecco a chi ci ispiriamo io e Alessio! 😀

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Lo scaffale d’oro di Elisa

Lo scaffale d’oro di Elisa

Elisa è la nuoker più temeraria e avventurosa. Un giorno ho letto con attenzione la sua storia e subito le ho mandato una mail che aveva come oggetto “porca t***” (senza censura), che è il mio modo elegante per esprimere stupore e ammirazione. Lei ha apprezzato l’espressione colorita e mi ha raccontato un sacco di altre cose.

 

 


“Anna Karenina”
Lev Tolstoj
L’eroina delle eroine, e i più bei personaggi di contorno mai delineati.

“Tenera è la notte” Francis Scott Fitzgerald ..da leggere nelle sere d’estate, ascoltando “Take 5” del Brubeck Quartet.

“Cent’anni di solitudine” Gabriel García Márquez
Una narrazione colorata e travolgente, con una sua epica indimenticabile.

“Ali” Yukio Mishima
Un racconto brevissimo, viscerale e lirico. Che scrittore.

“Le notti bianche” Fyodor Mikhailovich Dostoevskij
L’ho letto e ho sognato, fantasticato. sofferto, desiderato…

“Lo straniero” Albert Camus
Un libro per crescere e porsi le domande giuste, da leggere prima di affrontare il mondo.

“Storia della mia vita” Giacomo Casanova
2000 e passa pagine per raccontare un vita…e che vita. Un avventuriero, un cialtrone, un mezzo genio e un italiano lanciato nel mondo: insomma, uno di noi!

“Fiabe Italiane” Italo Calvino
Non smetto di leggerle e rileggerle, da sempre. Il meglio della letteratura italiana!

“I fiori del male” Charles Baudelaire
Alcune delle poesie più belle mai scritte sono in questo libro.

“La luna e sei soldi” William Somerset Maugham
Una narrazione stupenda sull’arte e la vita dell’artista. E un grande narratore.

“Trilogia della città di K.” Ágota Kristóf Sconvolgente.
Meraviglioso e terribile. Geniale.

“Il ballo” Irène Némirovsky
Adoro tutti i suoi libri, ma questo – nella sua brevità – è davvero un capolavoro!

Cose che succedono a Berlino quando arriva il bel tempo

Cose che succedono a Berlino quando arriva il bel tempo

A Berlino, finalmente, è iniziata la primavera!
“E per fortuna” direte voi “Per otto mesi non hai fatto altro che parlare del freddo e del tuo naso screpolato e soprattutto ci hai ammorbato con foto delle neve, foto della strada ricoperta dalla neve, foto della bicicletta ricoperta dalla neve. Non ne potevamo più di te. Mollaci adesso.”

E invece, cari miei, mi dispiace dirvelo ma la primavera di Berlino ha un effetto così anomalo sugli autoctoni che non posso fare a meno di parlarvene profusamente e, dato che il mio smartphone ha subito una specie di esorcismo, tutto ciò che era smart è uscito dal suo corpo e non posso più scattare fotografie, inizio con un bel post.

Titolo: cose che succedono a Berlino quando arriva il bel tempo.

Quando a Berlino arriva il bel tempo, innanzitutto, c’è un attimo di incertezza che dura per un paio di giorni: in questo lasso di tempo avrete la possibilità di assistere all’evoluzione graduale dell’abbigliamento tedesco.
È doveroso premettere che i tedeschi sono i maghi dell’abbigliamento tecnico: scarponcini, giacche a vento termiche, berretti aerodinamici di lana di pecora islandese. Hanno tutto loro. Non li batte nessuno.
Durante l’inverno, di conseguenza, sono quasi sempre vestiti come se dovessero andare a sciare, io, che non rinuncio al mio montgomery di panno, batto le brocche e loro se la ridono.
Se da un lato, però, sono gli esperti dell’abbigliamento invernale per tutte le occasioni, dall’altro appena arriva un po’ di aria tiepida, non sanno cosa fare.
Il tedesco ragiona in modo abbastanza lineare, non ammette imprevisti o strappi alla regola: d’inverno ci si veste tanto, d’estate ci si veste poco. Punto.
Così, mentre io giro felice con la mia giacca di jeans, le ballerine senza calze e le stimmate sui piedi, loro, disorientati, si tolgono un pezzo alla volta.
Eliminano gli scarponi e si mettono le infradito mentre continuano ad indossare il piumino, optano per un k-way ma non si levano il berrettone di lana neanche se li minacciano di decapitazione.
Questo, come dicevo, dura per due o tre giorni.

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Quando la mente tedesca si adatta alla nuova piacevole condizione primaverile, non riesce più a tornare indietro.
Questo significa che se per una settimana fa caldino ma a un certo punto arriva una nevicata anomala (è successo), loro non si rimettono mica i vestiti più pesanti!
Se è arrivata la primavera, è arrivata la primavera. Così è deciso e non si discute. E le brocche le battono loro.

Ma il periodo di incertezza, per fortuna, pare che quest’anno sia finito. L’evoluzione è completa e l’autoctono, finalmente, può sfoggiare il meglio del meglio della sua selezione primavera-estate.
E anche qui, forti anomalie: le donne tedesche, ad esempio, non scoprono mai le gambe. No, non nel senso che indossano sempre pantaloni.
Le fraulein, signore e signori, d’estate indossano i COLLANT COLOR CARNE.
E non lo fanno perché hanno freddo, oh no, e neanche perché hanno un senso del pudore molto spiccato. Macché: per una ragione che non conosco, semplicemente considerano il collant scuro come un capo di abbigliamento invernale e quello chiaro, trasparente o, ORRORE, color carne, un capo di abbigliamento estivo.
Poi magari si mettono canottiere scollate, si stringono in top succinti e mostrano tutto quello che possono dalla vita in su, ma la pelle delle gambe non la scoprono. Sudano, fanno la sauna e si mettono con noncuranza i sandali mostrando la cucitura del tremendo collant su punta e talloni.

Ecco, io questo non riesco proprio a capirlo.

Qui non si tratta di vestirsi male (e i tedeschi non sono famosi per il loro gusto nell’abbigliamento), si tratta di essere inadeguati, di non rispondere in modo corretto alle sollecitazioni ambientali.

Ma andiamo avanti e cambiamo argomento.

Quando a Berlino arriva la bella stagione, i berlinesi si dedicano a uno dei loro passatempi preferiti: GRIGLIARE.
Tutto, sempre, ovunque.
Questo significa che da primavera in poi, l’aria inizia a puzzare (o profumare, de gustibus) di salsiccia. È come vivere in una grande e lunga sagra.
E voi direte: “Che bello! Sei tu che ti lamenti solo perché non mangi carne! Basta, vattene!” (eh ma che antipatici che siete oggi)

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E invece, cari miei, vi devo contraddire di nuovo: a me l’odore di bruciacchiaticcio, di roba che si cucina ai ferri, piace assai!
Solo che non mi piace alle 9 di mattina. E, soprattutto, non mi piace avere capelli e vestiti che puzzano di carbonella 24h/24!

E poi c’è anche da aggiungere che grigliano senza criterio. Di domenica pomeriggio, al parco, quasi non ci si vede da quanto fumo c’è.
Ma il parco è una bella cornice, la griglia ci sta tutta.
Il problema è che amano così tanto i loro barbecue, che cucinano anche nel terrazzino di un metro quadrato, in ufficio, nelle aiuole rinsecchite dove fanno la pipì i cani, nelle piazzole di sosta del tram: OVUNQUE!
La griglia è una tragica certezza della primavera berlinese.

Ma torniamo al parco e arriviamo ad un’altra anomalia. Cosa si fa al parco? Si mangia, si legge, si chiacchiera, ci si rilassa, se si riesce si fa anche una dormitina.

Questo è quello che faremmo noi, che, tutto sommato avremo anche i nostri difetti, ma ci sappiamo godere un po’ di più i piaceri della vita.

Avviene la stessa cosa che vi ho raccontato con la bicicletta: gli autoctoni non tollerano l’idea di rilassarsi, di stare tranquilli, di fare una cosa per il gusto di farla, di stare semplicemente lì in panciolle a godersi il sole.

NO.

Loro al parco si dedicano a numerose attività, quali:
-costruzione di piccoli accampamenti con tende professionali, canali di scolo e paletti di sostegno;
equilibrismo: tendono una grossa corda da un albero all’altro, si mettono in fila e cercano di camminarci sopra (non sto scherzando);
giocoleria: palle, birilli, e quei cosi che si vedevano nei festival all’aperto degli anni ’90. Sempre detestati;
-sport vari: frisbee, badminton, racchettoni, calcio. Tutto quello che può finire addosso agli altri, insomma;
allestimenti decorativi: palloncini, festoni, cose varie che piacciono alla loro selvaggia prole;
-preparazione di banchetti luculliani con panche, tavoli e vettovaglie (mai di plastica) portati da casa;
-intrattenimento musicale con casse potentissime e professionali;
-amache. Per riposarsi, udite udite, si portano l’amaca da casa e la montano. Per due ore di parco, loro portano l’amaca. E la montano.

IO LO RIPETO.
VI DOVETE DARE UNA CALMATA
perché io al parco ci vengo per leggere, mi siedo per terra anche senza coperta e voi mi mettete l’ansia, mi fate sentire in colpa. STATE FERMI.

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Terminiamo questa carrellata di inspiegabili accadimenti, con uno in particolare.
L’ho tenuto per ultimo perché mi sta particolarmente a cuore.

La Germania, tra le varie sfighe che le sono capitate nel corso della sua storia, ha avuto una grandissima fortuna. A un certo punto, non si sa bene perché, carovane di gelatai italiani hanno deciso di emigrare esportando la sacra arte del gelato artigianale.
Anche a Berlino, di conseguenza, ci sono molte gelaterie: alcune buone, alcune meno buone…e alla fine anche i miei amici tedeschi hanno imparato a fare il gelato! Che gioia!

Ora, non so da voi, ma dalle mie parti in Italia, da tempi antichi vige un’usanza: quando arriva la bella stagione, dopo cena si esce in bici e si va a prendere il gelato.
Si fa questa corsetta, si incontra un sacco di gente (proprio perché lo fanno tutti) e si mangia il gelato. Semplice e piacevole. A volte ci si accontenta anche di piccole cose, no?

Ebbene, quello che sto per dirvi ha dell’incredibile. Sedetevi.

Le gelaterie di Berlino, dopo cena, sono chiuse.
Chiuse.

Capite?

Allora, ditemi il senso della gelateria.
Quando vengo io a prendermi il gelato? Mi prendo un permesso dal lavoro?
Sono destinata a una vita di gelati confezionati presi al “deli” sotto casa?

Pensateci, autoctoni, e per una volta datemi ragione.