Stamattina mentre mi infilavo i calzini ho pensato ai traumi infantili. Perché?
Semplice: uno dei principali traumi che ha per sempre minato l’innocenza della mia infanzia e che ancora oggi mi costringe a comportarmi in modo strano e ossessivo malgrado la veneranda età, è proprio legato a un paio di calzini.
Voi sapete che quando si stende la biancheria ad asciugare al sole è possibile che alcuni insetti decidano di farsi un sonnellino proprio tra le vostre mutande e le magliette della salute, vero? Bene. Nell’umido nordest alla fine dell’estate, alcuni insetti in particolare hanno questo simpatico vizietto. Cimici. Verdi, grosse, rumorose, con quella loro corazza croccante che le fa assomigliare a tanti cavalieri puzzolenti e con la testa piccola. Tra parentesi, nel nordest, dove si svolge questa storia, le cimici vengono chiamate al maschile, I cimici, col risultato che per anni e anni ho pensato che LE cimici al femminile fossero le microspie dentro i telefoni della DDR.
Ma torniamo a noi perché non è questo il mio terribile trauma. (anche se è paragonabile al momento in cui ho scoperto che scalfittura si scriveva con due “t” anziché una. Non fatemici pensare)
Succede che un mattino, prima di andare a scuola, mi vesto e mi infilo un bel paio di calzini di spugna bianchi con la riga verde acqua, di quelli che piacciono tanto ai ragazzi delle scuole medie, e per tutta la giornata vengo perseguitata da un terribile odore cimicesco di provenienza ignota, quello tipico che non so descrivere in nessun altro modo. Per tutto il giorno.
“E’ periodo di cimici, è normale sentire questo odore” mi rassicuravano.
E invece no.
Quando di sera finalmente decido di togliermi scarpe e calzini, scopro la terribile verità. Una povera cimice che aveva scelto quel calzino per riposarsi quei dieci minuti al sole, aveva trovato tragicamente la morte tra il mio piede sudaticcio e la spugna, spappolandosi tra le mie dita e spalmando per tutto il giorno la sua puzza malefica tra piede, scarpa e calzino…che da allora non sono mai più stati gli stessi.
Da quel lontano settembre del 1996 non mi sono MAI PIU’ infilata un calzino, senza prima metterci dentro una mano a controllare la presenza di eventuali ospiti di passaggio. (ed ecco perché stamattina durante la “manovra”, ho riflettuto sulla potenza dei traumi infantili).
Una donna praticamente rovinata. Da UN cimice.